Altiero Spinelli nasce a Roma il 31 agosto 1907. Fin da subito manifesta un forte interesse per la politica, tant’è che a soli 15 anni, al tempo del primo governo Mussolini, la sua coscienza politica è già matura e nel 1924, all’età di 17 anni, si iscrive al Partito Comunista affermando con decisione: “l’ho fatto, come si diventa prete, con la consapevolezza di assumere un dovere e un diritto totalizzanti”.
Fa riferimento alla figura del prete non per fede –anzi, era fermamente laico- ma perché, come un prete, si sente di svolgere una missione straordinaria, necessaria da compiere, un importante impegno morale da assolvere per il bene di tutta la comunità.
Un ragazzo operoso
Entrato in clandestinità, fugge a Milano, dove viene apprezzato da Antonio Gramsci per la sua serietà, la sua maturità e la sua prudenza, nonché per la sua vivacità nel lavoro: Gramsci si rese conto di come quel ragazzo fosse diverso da tutti gli altri che frequentavano l’ambiente gramsciano.
“Da quando ero entrato nella clandestinità mi ero dato lo pseudonimo di Ulisse, perché nel mio animo risuonavano ancora, da quando li avevo letti per la prima volta sui banchi della scuola, i versi:
«… Fatti non foste per viver come bruti – ma per seguir virtute e conoscenza … »
Come l’eroe dantesco potevo dire di me e de «li miei compagni» che «… dei remi facemmo ali al folle
volo … ». Ed ora il turbine mi si era levato contro; mi aveva sommerso; il volo era finito.” (Come ho tentato di diventare saggio, ed. Il Mulino)
Infatti, questo forte sentimento politico gli riserva all’età di 20 anni, il 3 giugno 1927, una condanna di arresto a 16 anni e 8 mesi per attività sovversiva, da scontare in carcere e poi al confino: trascorre quindi dieci anni tra i penitenziari di Roma, Lucca, Viterbo e Civitavecchia e poi 6 anni al confino, prima a Ponza e poi a Ventotene.
La libertà di pensiero
Durante gli anni del carcere matura un profondo dissenso per le azioni di Stalin e del comunismo sovietico, dissenso al quale approda in seguito a numerose riflessioni che gli suscitano un forte disagio nei confronti della Russia, l’unico posto al mondo nel quale venivano sperimentati gli ideali di socialismo, in maniera però discordante: regnava la mancanza di libertà.
Come spiegherà più tardi nel suo libro autobiografico “Come ho tentato di diventare saggio”,
“togliere la libertà di pensare, mentire con me stesso, rinunziare alla libertà del mio pensiero: non era però mai stato scritto nel patto fra l’anima mia e il comunismo, ed è contro questo scoglio che ha fatto naufragio la prima parte della mia vita.” Non accettava che venissero meno queste condizioni basilari della vita dell’uomo e, per questa sua opposizione, nel 1937 viene espulso dal partito comunista.
Il Manifesto di Ventotene
Arriva a Ventotene il 13 luglio 1939 per concludere gli ultimi anni di confino e qui incontra Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, la moglie di quest’ultimo.
Insieme cercano spunti per un’azione politica che permetta di formare un’Europa pacificata e propongono una federazione che unisca sotto una reale legge comune i popoli: nasce così “Per un’Europa libera ed unita”, ossia un’Europa federale con una moneta unica, un esercito ed una politica estera, unica anch’essa.
L’idea federalista non viene però accolta dai confinati di Ventotene e così loro sono visti come intellettuali borghesi che hanno poco a che fare con il radicalismo della lotta antifascista.
Il progetto, poi nominato “Il manifesto di Ventotene”, scritto nell’inverno del 1941 durante il confino fascista sull’isola, ha come modello gli Stati uniti d’America e ciò a molti appare come una provocazione.
Rimangono isolati: i comunisti tolgono loro il saluto e la possibilità di mangiare insieme nella mensa comune e ciò a conferma dell’idea maturata da Spinelli di quanto gli ideali comunisti non vengano davvero praticati.
L’incontro con Ursula
In questa tesa atmosfera però, accade qualcosa di molto importante tra Altiero e Ursula: i due, improvvisamente, si rendono conto dell’esistenza reciproca, nonostante quello non sia il loro primo incontro.
“Una sera, poco prima di tornare nei cameroni, mentre stavamo bevendo lentamente il passito in piedi al banco del bar, accadde che Ursula e io, mentre stavamo parlando di non so più cosa, ci guardammo sgomenti, sentendoci infinitamente distanti dai compagni che a due passi da noi conversavano fra loro, di chissà cosa. Durò un istante, che ad entrambi sembrò un’eternità. Rientrai nel camerone un po’ stordito, come se avessi bevuto una bottiglia intera di passito, con la testa vuota, senza pensare a nulla.”
Così parla Altiero Spinelli nel suo libro autobiografico del forte folgore provato una sera qualunque per la donna che amerà e dalla quale nascerà la figlia Barbara.
Ed è la stessa figlia Barbara che, molti anni dopo, ritrova il padre nel pensiero di Max Weber;
pensiero nel quale lo stesso Spinelli si rispecchia:
“La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È perfettamente esatto, e confermato da tutta l’esperienza storica, che il possibile non sarebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile.
“Ma colui che può accingersi a questa impresa deve essere un capo; non solo, ma anche in un certo senso molto sobrio della parola, un eroe.
E anche chi non sia né l’uno né l’altro, deve forgiarsi quella tempra d’animo tale da poter reggere anche al crollo di tutte le speranze, e fin da ora, altrimenti non sarà neppure in grado di portare a compimento quel poco che oggi è possibile. […]
Solo un uomo siffatto ha la vocazione per la politica.”
La perseveranza nella ricerca di un’Europa Federale
“…occorre fin d’ora gettare le fondamenta di un movimento che sappia mobilitare tutte le forze per far sorgere il nuovo organismo, che sarà la creazione più grandiosa e più innovatrice sorta da secoli in Europa: un largo stato federale.
Se ci sarà nei principali paesi europei un numero sufficiente di uomini che comprenderanno ciò, la vittoria sarà in breve nelle loro mani, perché la situazione e gli animi saranno favorevoli alla loro opera, e di fronte avranno partiti e tendenze già tutti squalificati dalla disastrosa esperienza dell’ultimo ventennio.” (Euxit. Uscita di sicurezza per l’Europa; il Manifesto)
Questo è il forte pensiero che accompagna Altiero Spinelli in questi anni precedenti al grande evento della caduta del governo Mussolini. Il 25 luglio 1943 infatti, mentre terminava la sua pena, cade il regime fascista, ma le lungaggini della macchina statale ritardano il rilascio di quelli di Ventotene che, stanchi, il 7 agosto mandano una lettera al capo del governo Badoglio in cui auspicano inoltre l’inserimento del paese in un’Europa libera.
Il 19 agosto vengono rilasciati e Spinelli si reca subito a Milano per organizzare il convegno che decreta la nascita del movimento federalista europeo: è il 27 agosto.
Dopo l’armistizio e la fuga del Re, Spinelli si rifugia in Svizzera e qui elabora con i federalisti un documento che indica l’urgenza di formare una confederazione di stati europei con un governo transnazionale, eletto direttamente dal popolo.
Dopo essersi liberati dal nazismo, l’Italia è divisa però in due blocchi di influenza. La guerra fredda sta per iniziare e l’Europa Federale ancora è solo un pensiero lontano.
Spinelli crede che per creare questo federalismo, bisogna abolire la sovranità degli stati, cioè tagliare le radici del nazionalismo europeo che è stato all’origine delle due guerre del ‘900. L’idea di Altiero Spinelli è però condivisa solo da una minoranza in quanto si scontra con le necessità di ricostruzione del Paese dopo la distruzione causata dalla guerra.
Gli intellettuali solitari possono cambiare il mondo
L’ideologia di Europa di Altiero Spinelli supera tutte le altre ideologie politiche in vigore, è un’idea di Europa intesa non tanto dal punto di vista economico, ma piuttosto dal punto di vista culturale come Unione vera e propria tra i popoli di tutti i Paesi membri, per evitare che l’orrore vissuto già più volte a causa dell’egemonia di una Nazione sulle altre non si ripeta.
Nonostante il suo fosse un pensiero minoritario, molti aspetti dell’Europa di oggi lo rispecchiano. Tuttavia, rimane il problema di superiorità economica di alcuni Paesi su altri, e quindi il pensiero di Spinelli è ancora attuale: eliminare che il pesce grande mangi il pesce piccolo.
Gli ultimi operosi anni
Altiero Spinelli viene eletto deputato nelle liste del Partito Comunista Italiano, di fronte al quale si presenta, nel 1976, alle elezioni politiche italiane per la Camera dei Deputati, come indipendente di sinistra.
Sempre in questo periodo viene eletto componente del Parlamento Europeo, del quale rimane membro per ben dieci anni.
Muore a Roma, sua città di nascita, il 23 maggio 1986, dopo una intensa vita volta all’unificazione e alla parità tra gli Stati con un risultato formidabile di Unione Europea, seppur imperfetta.