Si è aperta ieri la Rassegna di saggistica “Anno per anno”, con sede alla Chiesa di San Francesco, che ha visto come protagonista Luigi Manconi con il libro “Il senso della vita”, scritto in collaborazione con Monsignor Vincenzo Paglia. Il libro ha come filo conduttore una conversazione tra un religioso ed un poco credente, i quali si confrontano in un serrato dibattito. Con una nota di sottile ironia reciproca mista a forte rispetto il dialogo mira a rispondere a dilemmi esistenziali presenti nella quotidianità, attribuendo così un senso alla vita.
Il più grande dilemma dei giorni d’oggi: che cosa cambierà?
Manconi è un tipo concreto, realista, guarda in faccia le cose e le chiama per il loro nome. Afferma infatti di essere scettico verso la consueta affermazione che una volta finita la pandemia tutto cambierà, poiché questo cambiamento presupporrebbe un miglioramento che non potrà mai però riguardare tutti. L’umanità in cui viviamo ha maturato una scorza talmente ruvida da superare questo trauma, ma si sono create acutizzazioni delle disuguaglianze, e proprio questo ci porta al rischio che tutto torni ad essere come prima. La pandemia ci ha costretto a guardare da molto vicino il dolore e la malattia e ogni volta che sentiamo la concretezza della morte ci interroghiamo sul senso della vita. Queste domande la pandemia le ha proposte con una violenza tale da spogliarle da qualsiasi astrattezza.
Un senso di fratellanza in questo grande schema divisorio
Siamo stati messi con le spalle contro il muro da una situazione molto più grande di noi, che ci ha tenuti separati portando ad un rattrappirsi delle emozioni. In questa triste e drammatica situazione c’è chi ci ha intravisto un lato positivo, un senso di collaborazione reciproca che ha rafforzato il legame alla base del rapporto di convivenza in una società civilizzata. La stragrande maggioranza della popolazione ha optato per un comportamento responsabile, ritenendola razionalmente la cosa più giusta da fare. C’è stata anche una collettiva presa di responsabilità verso lo Stato, ma è importante tenere presente che stiamo parlando dei paesi occidentali. In molte altre parti del mondo le persone stanno vivendo realtà estremamente diverse.
Disuguaglianza planetaria
Come ben sappiamo la questione vaccini solleva un gigantesco problema di equità, che “non è minimamente stato risolto e neppure intrapreso“, come afferma lo stesso autore. Un terzo del mondo non ne dispone affatto a causa di una disuguaglianza planetaria, situazione acutizzata proprio dalla pandemia. Non approvando la liberalizzazione dei brevetti non solo è stato evidenziato lo stato di imparità, ci spiega Manconi, ma non è stata presa alcuna decisione che possa dare una soluzione. La lettura realista dell’autore riguardo la situazione che sta coinvolgendo noi tutti ci deve portare ad affrontare le evidenti contraddizioni presenti, rispondendo alle nostre domande morali che richiedono soluzioni intelligenti e sensibili.
Definirsi poco credente
Marino Sinibaldi, l’intervistatore, ha sollevato un’importante questione sulla definizione ‘poco credente’. Ha affermato che l’idea che lui si debba definire non credente perché non crede in una cosa specifica, pur credendo in una serie di valori molto profondi (come per esempio la vita eterna) non gli pare giusta. Quindi perché definirsi poco credente? Manconi ci parla di un percorso, spiegandoci come egli non sia ateo, e come non crede nemmeno che lo si possa essere. Ci dice poi che il termine laico è legato ad una concezione anticlericale ottocentesca. D’altra parte non è nemmeno agnostico, perché significherebbe essere indifferente verso questioni trascendentali. Afferma quindi che avendo la consapevolezza che non raggiungerà la fede, per lui poco credente significa avere una “posizione di ascolto“, ma anche di attesa. Proprio per questo nel trovare la definizione più adatta che potesse descriverlo ha deciso di non escludere la parola credente..
“Chi ha fede ha sul principio dell’autodeterminazione un principio che rimanda ad un qualcosa di esterno, a un Dio. Il mio principio di autodeterminazione parte da me. Sono io che rivendico la mia libertà personale“