La seconda serata della Rassegna di graphic novel “Passaggi fra le Nuvole” 2021, svoltasi il 19 giugno, ha avuto il piacere di ospitare il grande fumettista ed illustratore Davide Reviati con il suo nuovo libro ‘Ho remato per un Lord’ edito da Coconino Press. Reviati, dialogando con Alessio Trabacchini e Virginia Tonfoni ci ha accompagnati lungo un dolce viaggio di parole e passioni, alla ricerca dell’acqua più verde tanto agognata dal Lord del suo libro.
L’impervio viaggio verso nuove mete
“Ho remato per un Lord” è il racconto di un ragazzo, dal destino già scritto, che vive in una piccolo fiordo. Quando dal nulla compare un Lord, in cerca dell’acqua più verde, decide di accompagnarlo senza esitazioni. La grande ricerca nella quale il ragazzo si tuffa a capofitto rappresenta nuovi orizzonti da scoprire, la rottura di uno schema, l’inseguire il desiderio di rinnovamento. Il Lord è colui che fa prendere coscienza al ragazzo della sua vita, che gli mostra l’esistenza di un altrove facendogli capire che non è tutto in quella piccola porzione di terra. È colui che dà al ragazzo gli strumenti per poter aprire gli occhi. Questo ruolo che il Lord assume è anche traumatizzante, al punto da creare un sentimento di rabbia nel ragazzo, ma d’altronde come dargli torto. Quando ci viene mostrata la verità essa destabilizza ogni nostra convinzione, arrivando, a volte, a farci male.
L’unione di due menti geniali
Il libro in questione è la travolgente versione in immagini della prosa rude ed asciutta di Stig Dagerman, uno dei massimi scrittori del Novecento. L’idea di sviluppare delle immagini per accompagnare il suo testo in prosa è nata, nell’animo dell’illiustratore, nel momento in cui ha scoperto Dagerman, innamorandosi perdutamente della sua scrittura. Reviati ha sentito la necessità di lavorare su questo racconto con un impulso irrefrenabile, come attratto dall’irresistibile canto di una sirena, ritrovando un pezzetto di sé in quelle parole tanto crude. Il libro rappresenta l’incontro di due artisti dall’immaginario potente.
Reviati ha lo straordinario dono di portare le immagini ad un livello superiore, al punto tale da far sì che assumano una valenza narrativa e non rappresentativa. Le immagini infatti conferiscono un ritmo coinvolgente alla storia, fatto di ballo tra gli elementi parola e immagine.
L’astrazione del bianco e nero
Reviati ci racconta del suo rapporto con il colore, motivando la scelta del bianco e nero all’interno del suo libro. Per lui il colore è come se fosse disegno di per sé, è qualcosa che ha un modo tutto suo di raccontare le cose danzando sul foglio. Il fumetto, presentando regole da rispettare, mette l’autore in una posizione difficile nell’usarlo poiché è come se fosse il colore stesso a condurlo, facendolo deragliare dalla minuziosa attenzione per i dettagli richiesta da questo tipo di immagini.
“Bianco e nero è un’astrazione, l’immagine a colori si incarica di inseguire una tridimensionalità, il bianco e nero lo devi completare tu” ci dice durante l’incontro. Con il bianco e nero non esistono le luci, esiste il buio ed è tuo il compito di comprenderlo ed interpretarlo, è astrazione pura.
La resa dei conti
Reviati ha concluso l’incontro con una domanda molto significativa: “Chi non vorrebbe essere qualcun altro?”. Ebbene probabilmente questo desiderio ci accomuna gli uni agli altri, nessuno escluso. Il fulcro di tutto è accettare gli errori e le proprie imperfezioni. L’artista ha anche citato Picasso, il quale diceva che bisognava disegnare un cerchio perfetto senza alcuno strumento apposito. Ci sei solo tu ed il foglio e quel cerchio rappresenta la resa dei conti. Inevitabilmente la figura non verrà mai perfetta in quanto siamo esseri fondamentalmente imperfetti, ma sono proprio quei dettagli, quelle piccole sfaccettature di imperfezione a definire ciò che siamo. Ci definiscono come artisti, come persone, come identità uniche nel loro genere. A volte ci capita di cadere nella megalomania, entrando in un circolo di vanità e malizia e l’unico modo per uscirne è l’accettazione dei nostri limiti, che ci rende liberi dalla nostra cella di cui siamo noi stessi i carcerieri. Può far male mettere in discussione ciò che hai sempre creduto di essere, ma è proprio l’ accettare questi nostri difetti a renderci autentici.
“Accettare le imperfezioni e gli errori significa accettare chi sei tu. Questa è la strada per trovare la voce autentica di chi sei”