Attrice, conduttrice, doppiatrice, Veronica Pivetti è conosciuta soprattutto per il personaggio di Fosca, moglie oppressa dal marito psicotico in “Viaggi di nozze” di Verdone nonché per aver recitato in numerose fiction italiane. Dal 2020 è ospite fissa nel programma “Le parole della settimana“, condotto da Massimo Gramellini, su Rai 3. Tra i suoi diversi libri Veronica Pivetti ha presentato a Passaggi Festival 2017 il romanzo “Mai all’altezza” edito da Mondadori. Nell’edizione di quest’anno, ha presentato, in occasione della nuova rassegna di narrativa italiana Extra Passaggi, la sua ultima opera: “Tequila Bang Bang. Un giallo messicano” (Mondadori).
Pulp o Giallo, la commistione di due generi
Nel definire il genere di questo romanzo Michele Catozzi, scrittore ed intervistatore di Veronica in quest’occasione, preferisce i termini “commedia pulp” e “black comedy” anziché semplicemente “giallo”. Il libro, infatti, ci racconta la Pivetti, tuttavia restia ad abbandonare quel genere letterario color limone per descrivere il suo romanzo, riprende molto quello stile pulp tipico dell’acclamato regista Quentin Tarantino: la violenza, l’efferatezza, ma soprattutto la morte esagerata, il sangue e gli omicidi. Guardando il pubblico l’autrice confida un segreto già stampato nel riassunto di copertina: “Nel mio libro muore una caterva di gente”. Dunque quello che è un argomento tutt’altro che leggero e semplice, ovvero la morte, viene analizzato, sventrato, scuoiato e ricucito da Veronica che riesce in un’incredibile acrobazia letteraria a farne il sottofondo, la battuta di tempo, del suo romanzo. Ma non muoiono solo i cattivi, certe volte sono anche le persone a cui vogliamo bene, quelle cui teniamo veramente, che vengono a mancare e qui la situazione cambia. La Pivetti cita un grande della comicità, Nino Manfredi, capace di far ridere, ma, in alcuni momenti, anche di commuovere lo spettatore, obbligando una goccia di malinconia a cadere in un mare di spensieratezza.
Verosimiglianza, il reale unito al finto, non al falso
In piena sintonia col pubblico che ascolta estasiato i due scrittori scherzare e dialogare del loro mestiere, Catozzi sottolinea due caratteristiche del romanzo: la numerosità dei punti di vista adottati e la sorprendente abbondanza di riferimenti alla cultura pop. Sulla numerosità dei punti di vista, l’autrice si limita ad accennare che, nel corso del romanzo, sono tutt’altro che di poco conto persino le opinioni dei cani: un chihuahua col tutù ed un cane poliziotto. La Pivetti prosegue poi descrivendo il suo libro come “400 pagine e oltre da godersi sotto l’ombrellone”, dunque una lettura certamente lunga, ma non pesante, non plumbea e logorante, ricca di rimandi alla cultura di massa di un periodo storico che va dalla metà degli anni ’60 fino agli inizi del 2000. Dagli Abba ai Nirvana, da Frankestein Junior a Pippi Calzelunghe la striscia è lunga (e il termine non è casuale dato che il narcotraffico è tema fondante del romanzo). Questa scelta di Veronica Pivetti è dovuta al fatto che a lei, così come a molti lettori, piace riconoscere un prodotto, una band, un titolo realmente esistente mentre guarda un film, le piace pensare ad un posto letto in un libro come realmente visitabile. Questo perché così ci si immedesima più a fondo nel contesto e nei personaggi, si cerca di capire come pensano, secondo che logica agiscono e conoscere il genere musicale o il piatto preferito aiuta. È per questa ragione che l’autrice ripete a perdifiato che scrivere non è solo istinto ma anche studio, documentazione, conoscenza di fatti dimostrabili: per il suo libro Veronica ha ripreso scenari realmente esistenti (come il panificio di Marsiglia, che l’autrice ha più volte visitato), si è documentata sulle varie tipologie di armi più diffuse in Messico, Francia e Cina, ha fatto conoscenza dei rispettivi calibri e della balistica del proiettile, ha quindi scelto le armi e le situazioni in cui, realisticamente, si sarebbe potuto ricreare ciascun paragrafo del libro.
Ridendo e scherzando si confessa
Dunque questa verosimiglianza del romanzo, descrivibile come “un’assurda realisticità”, è colonna portante della storia di tre donne: Jole, ex spogliarellista, Melania, una “Crudelia Demon” come la definisce Catozzi, madre di Jole, ed infine Corinne, ex marito di Jole ora felicemente donna. Jole e Corinne, ex coppia ed ora migliori amiche, trovano a casa della prima il cadavere senza testa di un uomo e tentano di sbarazzarsene; è da qui che comincia la paura ed il delirio, non a Las Vegas ma in Messico, non troppo lontano alla fine. Quello che per la Pivetti doveva essere un primo approccio al genere del giallo è già un caso letterario. Infatti l’autrice, dopo “Per sole donne”, romanzo comico-erotico pubblicato da Mondadori nel 2021, ha dichiarato che avrebbe voluto continuare su quel genere, dato anche l’ampio successo riscosso. La casa editrice ha invece proposto a Veronica un deciso cambio di stile, un nuovo genere, che l’autrice ha inizialmente accettato con non poca diffidenza, ma che poi ha cominciato ad amare. L’unica nota che continua a legare il romanzo della Pivetti con i precedenti è la comicità, perché, come l’autrice stessa ci dice: “Ridendo e scherzando si confessa”.