Lorenzo Cremonesi Passaggi Festival 2022

Ieri martedì 21 giugno, nella Piazza XX Settembre di Fano, Passaggi Festival ha ospitato Lorenzo Cremonesi, in collegamento dall’Ucraina. Il giornalista ha presentato il suo libro “Guerra infinita: quarant’anni di conflitti rimossi dal Medio Oriente all’Ucraina” (Solferino) e gli è stato consegnato il premio giornalistico Andrea Barbato. Hanno conversato con lui i colleghi Simonetta Fiori di La Repubblica e Lorenzo Attianese dell’ANSA.

Il reporter di guerre infinite

Lorenzo Cremonesi, ora inviato speciale in Ucraina per Il Corriere della Sera, ha raccolto In “Guerra infinita” la sua esperienza di reporter di guerra, un mestiere che da quarant’anni svolge con profonda passione. L’autore ha descritto il proprio libro come un atto di amore verso la professione di giornalista. Si è definito “ossessionato dalla guerra” sin da bambino, quando si dedicava con fervore alla ricerca di informazioni sul secondo conflitto mondiale. Un interesse nato dalla storia della sua famiglia, il cui racconto si intreccia con quello delle esperienze professionali, nell’opera “Guerra infinita”. I suoi nonni furono entrambi segnati dall’ultimo conflitto mondiale, ma in maniera del tutto diversa: il nonno materno fu collaboratore di Mussolini, mentre quello paterno, nonno Cesare, nei bombardamenti di Milano perse tutto, sia la casa che la propria attività, una rivendita di carbone. Quest’ultimo, rimasto senza nulla, si tolse la vita nel 1950.

Ucraina: la situazione attuale

Lorenzo Cremonesi si trova ora nella parte settentrionale del Donbass, ancora in mano agli ucraini. La sua posizione è essenziale per comprendere il fronte dal punto di vista della resistenza ucraina. Negli ultimi due giorni intorno a lui si sentono incessanti bombardamenti. Il giornalista ha notato un cambiamento nella guerra, che si combatte ormai da quattro mesi. La fase attuale del conflitto risponde maggiormente alle tradizioni militari russe: c’è un vasto utilizzo di artiglieria pesante e di carrarmati. Anche il campo di combattimento è diverso da quello della zona di Kiev, in cui l’esercito russo non è riuscito ad avanzare, tra febbraio e marzo. Si tratta ora di una guerra di posizione, che pone l’esercito ucraino in maggiore difficoltà. Intere aree della regione sono state rase al suolo dai russi, ma Lorenzo Cremonesi ha affermato che l’esito della guerra è ancora aperto. Non dobbiamo dimenticare la forza con cui gli ucraini stanno tenendo testa al terzo esercito del mondo, con cui sono riusciti a cacciare le truppe russe dalla capitale, sventando anche gli attentati al presidente Zelensky.

La forza della resistenza ucraina

Gli ucraini hanno deciso fin da subito di combattere. Il popolo ucraino sta resistendo con una forza che ha sorpreso tutti: Putin, che pensava di conquistare il Paese in poco tempo, ma anche gli Stati Uniti e l’Europa. Il secondo giorno di guerra, quando gli americani, hanno proposto a Zelensky di lasciare l’Ucraina, lui ha rifiutato: “non voglio un passaggio, voglio armi“. Ha deciso di rimanere a combattere per la libertà del proprio popolo, ha affermato di non aver bisogno di essere salvato: l’unica cosa di cui necessita sono le armi per resistere all’invasione. Il presidente dell’Ucraina incarna lo spirito dei suoi cittadini, che li spinge a cooperare ad ogni costo per fermare il nemico che sta minacciando di calpestare la loro libertà e democrazia. Questa scelta disorienta anche noi, perché ci riporta a situazioni che consideravamo desuete, antiche, che ci sembravano appartenere solo ai libri di storia. Non siamo più abituati all’idea di prendere le armi e combattere per valori che in Occidente diamo per scontati. “Guerra Infinta” nasce anche da un sentimento di impegno civile: dimostrare che la democrazia, la libertà e i diritti che consideriamo oggi definitivamente acquisiti, non lo sono affatto.

Un mondo dominato dalle dinamiche militari

Lorenzo Cremonesi nel suo libro sostiene che nonostante i numerosi fronti di guerra, ci rifiutiamo di prendere atto del fatto che anche negli ultimi decenni, che noi consideriamo di pace, il mondo è stato governato dalle dinamiche della forza militare. La scrittura di “Guerra infinta” è iniziata di fronte all’attacco dell’estremismo islamico contro la civiltà occidentale. Nel 2016, appena arrivato nel porto di Sirte, città libica dove si era insediato il Califfato dell’Isis, venne accolto da un’enorme scritta: “Da qui conquisteremo Roma”. Nel frattempo, in Italia, non ci accorgevamo di nulla, non ci rendevamo conto di come la guerra contro l’Isis ci riguardasse in modo diretto. Sembriamo tuttora disinteressarci della nostra difesa, mentre intorno a noi continuano a valere le regole della forza.

“Entro in Ucraina sorpreso di non essere sorpreso. Non mi sorprende la guerra in Europa, il fatto che la dinamica dello scontro militare torni a imporsi sulle nostre esistenze di europei illusi che la pace perpetua fosse un dato assodato.”

In un mondo dominato da tali dinamiche, troviamo sempre un aggressore e un aggredito. Non si si può quindi non schierarsi, decidere di non armare nessuno dei due fronti. Il bisogno di prendere posizione è fondamentale, in questa dinamica della forza. Se non c’è conflitto è perché una parte è assolutamente più forte dell’altra.

Padre Dall’Oglio e la morte fallita

A Damasco Lorenzo Cremonesi ha conosciuto Paolo Dall’Oglio, un sacerdote gesuita che nel 1982 ha creato in Siria un monastero dedicato al dialogo islamico-cristiano. Paolo gli ha raccontato la storia di suo padre, che all’età di vent’anni, durante la Resistenza fu arrestato dai tedeschi insieme al fratello minore. I soldati volevano sapere dove si trovassero alcuni componenti delle truppe inglesi nascosti nelle montagne. Per evitare al fratello le torture a cui sarebbe stato sottoposto in quanto partigiano e non soldato in uniforme, il padre di Paolo decise di parlare. Per tutta la vita si vergognò di quel tradimento, che Dell’Oglio ha definito un “sentimento di vergogna per aver fallito la propria morte”, una preoccupazione che ha ritrovato anche in se stesso, la “paura di non morire là dove si dovrebbe, quando si dovrebbe e per le giuste ragioni”. Questo incontro ha aiutato Lorenzo Cremonesi ad affrontare la paura della morte. Secondo il giornalista esempi di morti fallite sono quelle degli attacchi contro le forze italiane a Nassiriya e degli interventi in Afghanistan.

La cerimonia di premiazione

L’incontro si è concluso con la cerimonia di premiazione. Il Premio giornalistico Andrea Barbato è stato conferito a Lorenzo Cremonesiper aver elaborato un racconto dei maggiori conflitti di fine Novecento e dei primi due decenni del Duemila sostenuto dallo studio instancabile di moventi, protagonisti e segreti nodi“, come affermato dall’assessore al turismo e agli eventi di Fano Etienn Lucarelli, leggendo la motivazione redatta da Carolina Iacucci.
Ivana Monti Barbato, indossando i colori della bandiera dell’Ucraina, ha ricordato che l’eroismo che vediamo oggi negli ucraini è appartenuto anche all’Italia risorgimentale, in occasione delle insurrezioni di Venezia e Brescia, la “Leonessa d’Italia”, rispettivamente nel 1848 e nel 1849, contro gli occupanti austriaci.

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