Nella terza giornata di Passaggi la Chiesa di San Francesco apre la sua Rassegna di Libri con Guia Soncini. L’autrice ritorna al Festival con il suo nuovo libro “L’economia del sé” edito da Marsilio. A conversare con lei, in un duo ormai consolidato, la giornalista Flavia Fratello.
Breve storia dei nuovi esibizionismi
Il libro protagonista dell’incontro ha un eloquente sottotitolo: “Breve storia dei nuovi esibizionismi”. Con la sua trattazione infatti, l’autrice mette in luce i limiti e le debolezze dell’essere umano, focalizzandosi in particolare sul suo continuo bisogno di esibirsi. Lo si può chiamare anche narcisismo, ma Guia Soncini lo definisce un termine ormai più abusato di radical chic. Basti pensare a quante amiche ci dicono di essere state con un “narcisista patologico”. Eppure, se estrapolato dal contesto amoroso, è una parola adatta a definire il piacere di mettere in vetrina le nostre stesse vite, di cui ampiamente si discute in quest’opera.
Instagram, il luogo delle nostre piccinerie
Il social per eccellenza dà spazio al nostro esibizionismo è Instagram.
“Instagram è una lente d’ingrandimento che fa capire che a nessuno importa niente del tuo prodotto, perché sei tu il prodotto.”
Nei vari account a fare da protagonisti non sono i libri che una persona pubblica o il suo lavoro, bensì le foto delle vacanze, dei cappuccini, degli amici, dei cani. “Siamo tutti un Instagram di Chiara Ferragni”.
Infatti sono numerosi i profili di avvocati o psicologi che, collateralmente alla loro professione, sponsorizzano vestiti o altri prodotti. Gli unici a non averlo ancora fatto sembra siano i giornalisti, che per etica professionale dovrebbero evitare. Eppure Guia Soncini sostiene che si faccia esibizionismo anche quando, chiamati in collegamento video durante un programma televisivo, si usa come sfondo la libreria di casa con il proprio libro, appena pubblicato, in bella vista.
Non tutti Beatles e Rolling Stones
“A un certo punto ci siamo resi conto che stavamo scrivendo canzoni memorabili, non perché volessimo scrivere canzoni memorabili, ma perché dovevamo ricordarcele: era una ragione molto pratica”.
Questo è ciò che spiegava Paul Mc Cartney riguardo il processo creativo di un gruppo del calibro dei Beatles. Una dichiarazione che sottende quanto il talento non dipenda dai mezzi tecnologici o dalla perseveranza di restare sul mercato.
Per esempio all’autrice capita spesso di avere delle idee notturne per un futuro libro e di registrarle sulle memo vocali del telefono, per poi rendersi conto la mattina successiva che non fossero affatto brillanti. Eppure c’è chi, come Keith Richards, registrandosi di notte durante il suo sonno disturbato ha gettato le basi per uno dei più grandi brani dei Rolling Stones, Satisfaction.
È necessario scontrarsi con i nostri limiti: non siamo tutti Beatles o Rolling Stones.
Il successo di Chiara Ferragni
Chiara Ferragni è più volte citata sia nel libro che durante l’incontro, perché rappresenta l’emblema del mondo degli esibizionismi. Il modello vincente di questa figura è, secondo l’autrice, il fatto che incarni la medietà. Nonostante non sia particolarmente intelligente, non abbia un eloquio forbito e nemmeno una bellezza da copertina di Vogue, ci rappresenta tutti. Il suo successo sta nel condividere momenti di vita quotidiana che tutti potenzialmente possiamo vivere: da pranzi in famiglia alla pulizia della casa, dall’addio al nubilato con le amiche ai pianti per la mancanza dei figli. Il matrimonio con Fedez ha fatto esplodere il suo successo, perché l’ha resa “la cosa più media che ci sia, ovvero una madre di famiglia”.
Un supporto famigliare
Il successo sui social, per quanto sembri allettare tutti noi, persino la stessa autrice, non è affatto semplice. Non ci sono orari, sindacati e si è sempre operativi. Inoltre se non si ha un buon seguito, è necessario sposare una buona causa ma ci vuole abilità nel sceglierla. Ci sono poi famiglie in cui tutto sembra essere voluto e pianificato sin dall’infanzia. Ciò vale per le Kardashian, ma anche per Ferragni. Il supporto famigliare che ha avuto Chiara Ferragni diventa chiaro quando, in un suo documentario, compaiono tantissimi filmini girati dalla madre quando lei era piccola. Conscia del futuro della figlia, la mamma ha anticipato i tempi, in un’era in cui non era usuale viaggiare con una videocamera.
Sorge spontaneo chiedersi come cresceranno i figli dei “Ferragnez”, abituati sin da piccoli a essere ripresi dal mondo intero solo per il fatto di esistere. La prospettiva di un’ egomania pare verosimile, ma saprà dircelo solo il tempo.
L’etichetta del vestito
L’incontro si conclude con una concreta rappresentazione di tutti i concetti raccontati dall’autrice. Guia Soncini, infatti, mette in scena la sua imperfezione confessando di aver dimenticato scarpe e occhiali da vista per l’incontro e di non avere rimosso l’etichetta dal vestito. Vedere un’autrice che ci mostra l’etichetta del suo vestito, rende quella persona più vicina a tutti noi e questo può anche tradursi nell’acquistare il suo libro. Perché d’altronde nell’epoca dell’estetica dell’imperfezione, il successo sta nella medietà.