Dacia Maraini Passaggi Festival

Nella quinta giornata di Passaggi Festival ospite in piazza XX Settembre per la rassegna di saggistica “Libri in Piazza” è Dacia Maraini, scrittrice che ha contribuito notevolmente al progresso e alla diffusione della letteratura italiana. Ha anche fondato la rivista letteraria “Tempo di Letteratura” ed è stata vincitrice del Premio Strega nel 1999. Dacia Maraini presenta il libro “Caro Pier Paolo”, edito da Neri Pozza, intervistata da Silvia Calandrelli, direttrice di Rai Cultura. Riceve anche il Premio Passaggi 2022, alla cui consegna è presente Giorgia Latini, Assessore alla Cultura, all’Istruzione e alle Biblioteche della Regione Marche.

Anche i ricordi e i sogni possono portare alla creazione di nuovi libri

“Caro Pier Paolo” è il racconto della storia di una grande amicizia con Pier Paolo Pasolini, ritenuto da Dacia Maraini il più grande poeta del XX secolo. Non c’è una motivazione ben precisa per la scelta di scrivere un epistolario con delle lettere immaginarie, basate sugli episodi e sui ricordi.

“I libri nascono per caso”.

L’idea del libro si è sviluppata da un suo ricordo: dato che lei viveva un tempo a Sabaudia, e, avendo con lui la casa in comune, mentre dormiva sentiva il rumore dei passi di Pier Paolo sulla terrazza. Da questo ricordo è nato il sogno che lui è tornato vivo, ma alle sue spalle il rumore dei tecnici le fa capire che è morto. Questo sogno deriva probabilmente dalle tradizioni del Giappone, lo Stato in cui lei ha passato la sua infanzia. Infatti i giapponesi non reputano la morte come qualcosa di definito e macabro, ma piuttosto la ritengono il passaggio da una vita all’altra. Tuttavia le voci della realtà hanno preso il sopravvento su di lei.

L’epistolario, un modo per ricordare e memorizzare un’amicizia profonda

Qualcosa di discorsivo, però, è rimasto tra loro: le lettere. Queste lettere sono il simbolo del rapporto con i morti, e di conseguenza anche del rapporto con la memoria, fondata sui ricordi e sui riferimenti. Il libro si conclude con delle pagine che presentano parole di amore e di affetto verso Pier Paolo. Ma, oltre ai momenti felici, Dacia ricorda anche i momenti di contrapposizione. Infatti, riguardo la questione delle donne, lui, pur avendo un’immagine forte delle donne, non condivideva le loro proteste. Nonostante ciò, l’amicizia regge anche tra persone che possiedono ideali differenti, perché rimangono la stima e la fiducia reciproca. Alberto Moravia, legato a Dacia Maraini e amico di Pier Paolo Pasolini, era un uomo razionale e credeva che la ragione fosse lo strumento per conoscere il mondo, a differenza di Pier Paolo, che non era razionale e per lui il mondo si conosceva tramite l’esperienza personale.

Una doppia immagine del rapporto di Pasolini con il padre e la madre

Per comprendere l’idea di Pier Paolo sul tema delle donne, è necessario capire la sua infanzia, raccontata nelle sue poesie e nei suoi libri. Fino a quattro anni ebbe un rapporto felice e giocoso con il padre, che era un militare, mentre non si interessò tanto della madre. Poi, però, il padre andò a combattere in guerra in Africa e, a seguito della sconfitta, venne portato in campo di concentramento per mano degli Alleati. Quando tornò in Italia, divenne un altro uomo, alcolizzato, nemico di se stesso e degli altri, violento, soprattutto con la moglie. Così Pier Paolo si mise a difendere la madre, creando un atteggiamento di conflitto con il padre. Nacque un nuovo rapporto viscerale, profondo e radicato. La sua vita sarà per sempre segnata dal rapporto con la madre, e da lì si capiscono anche i suoi rapporti con le donne e con le organizzazioni femminili che cercavano di avere i diritti civili.

La repulsione per i movimenti di protesta e la triste conseguenza della solitudine

Dalla questione femminile derivò anche l’idea che qualsiasi movimento di protesta riconoscibile pubblicamente diventi un potere, generando una visione anarchica; perciò non accettava alcuna forma di protesta organizzata. Dai suoi rifiuti alle possibili adesioni a movimenti di protesta si creò tantissimi nemici, sia a destra che a sinistra. Così Pasolini si trovò in una condizione di isolamento, di fragilità sociale e di conflitto. Non ebbe mai alleati all’interno della società, salvo gli amici. Subì tante denunce pretestuose, venne perseguitato e attaccato in continuazione e ingiustamente, visse come un’offesa la sua dignità; non fu mai un aggressore e violentatore, anzi aveva un animo delicato e il rapporto con i ragazzi era basato sulla seduzione e sulla tenerezza.

Il mistero della morte di Pier Paolo Pasolini, mai risolto da nessuno

In vita Pier Paolo Pasolini venne continuamente denigrato e massacrato e visse sempre nella disperazione. Era visto come un provocatore e una persona pericolosa. Non si può comprendere come la società di quel periodo, in cerca della libertà, abbia deciso di massacrare un uomo che difendeva la libertà. Solo la morte ha fatto cambiare la sua idea . Proprio la sua morte costituisce un mistero, perché non si sa chi l’abbia ucciso, ma si sa che chi l’ha ucciso è ripartito in macchina contromano ed è stato fermato dalla polizia che lo ha anche fotografato. Ma l’idea di chiudere subito il caso è stata imprudente e inquietante; il cosiddetto ragazzo Pelosi, interrogato, disse che non era stato lui, e aggiunse che non poteva dire chi fosse stato, perché ricattato. Tuttavia era evidente che c’erano segnali di altre persone presenti, ma si è arrivati troppo presto alla conclusione che c’era una volontà dall’alto di sopprimere una persona dalla voce autorevole che diceva sempre la verità, approfittando di un tema, l’omosessualità, che non c’entrava niente.
Purtroppo in Italia negli ultimi secoli la verità conta poco. D’altra parte è importante la memoria, così come il ricordo e la testimonianza, di un autore che con le sue opere continua ad affascinare tuttora le nuove generazioni.

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