Francesco Morena è uno storico dell’arte specializzato in arte asiatica. Ha scritto diverse opere riguardanti l’influenza della cultura e dell’arte cinese e giapponese in Italia e nel mondo occidentale. Ha inoltre partecipato come membro del comitato scientifico o come organizzatore a numerose mostre sull’argomento. A Passaggi Festival, Morena presenta il suo ultimo libro: “Gli impressionisti e il Giappone. Arte tra Oriente e Occidente. Storia di un’infatuazione” (Giunti). L’autore conversa con Marta Paraventi, storica e docente d’arte, è Consigliere di Amministrazione del Consorzio Frasassi, scrive per il Giornale dell’arte e svolge seminari universitari (Agiografia, Iconografia, Marketing culturale) e consulenze museali.
Giappone ed occidente: la storia
L’opera di Morena è tanto divulgativa quanto accademica e didattica. Le immagini, che occupano anche un’intera pagina, sono curate nei minimi dettagli e sono correlate da accurate descrizioni ad opera dell’autore stesso. Il tema del libro è l’influenza della cultura asiatica, ed in particolar modo giapponese, sul mondo occidentale. Dunque non si parla solo di dipinti e stampe ma anche di oggettistica, architettura e persino cinematografia. Tuttavia, prima di tutto, è necessaria un’introduzione storica su come il Giappone è giunto sino a noi. I primissimi rapporti con gli estremo orientali cominciarono nel 1500 per fini commerciali. Si ebbe così uno scambio di influenze culturali e di tradizioni tra cui la diffusione del cristianesimo in Giappone. Quest’idillio tra Giappone ed Europa terminò verso la fine del ‘600, quando le autorità giapponesi cominciarono ad espellere e perseguitare gli europei cristiani ed i giapponesi convertiti al cristianesimo. Lo stato nipponico, così, si chiuse a riccio per due secoli, fatta eccezione per il porto di Nagasaki (cui era permesso sostarvi solo agli olandesi perché protestanti, ramo del cristianesimo, questo, che i giapponesi sopportavano) per ragioni commerciali.
Hokusai in Monet: le Ninfee
Il Giappone si riapre al mondo e all’Europa verso la seconda metà dell’800. Immediatamente l’arte giapponese divenne molto ricercata. Carrozza a mano, ombrello, trucco bianco sul viso per le donne, ventaglio colorato e kimono furono elementi di cultura giapponese di grande successo in Europa ed in particolar modo tra le classi sociali più agiate. Questo interesse, tuttavia, fu più una moda che una vera introspezione nella cultura di questo paese. Moltissimi pittori impressionisti europei, soltanto in seguito, si appassionarono alla cultura, al modo di vivere e fare arte del Giappone come Gauguin, Van Gogh, Monet e Klimt. Questi cominciarono a rappresentare il modo di dipingere giapponese attraverso la corrente impressionista europea cui facevano parte. Monet, ad esempio, stravedeva per l’arte giapponese. In casa sua possedeva una collezione privata di stampe giapponesi. Questo vero interesse verso la cultura orientale andava oltre l’elemento esotico e diveniva quindi ispirazione trasposta sui dipinti. Sono numerose le opere di Monet che riportano similitudini con grandi pittori giapponesi come Katsushika Hokusai. Nelle Ninfee, ad esempio, c’è grande sintonia con la natura, col verde regnante in quest’enorme composizione senza veri e propri punti focali. Per Morena, questo, è un “tripudio di Giappone”.
Arte, cinema, architettura, anime
Una dichiarazione di Van Gogh in una delle sue lettere al fratello riporta: “Per me il Giappone è il posto più bello che possa esistere”. Van Gogh organizzò ben due mostre di stampe giapponesi a Parigi senza vendere nemmeno un’opera. Per lui la cultura artistica giapponese era il non plus ultra, se ne innamora follemente. Potremmo soffermarci su numerosi incredibili omaggi di pittori impressionisti occidentali verso il mondo e l’arte nipponica ma finiremmo per raccontare, così, l’intera opera di Morena. Giungiamo quindi al ‘900. La passione verso la cultura giapponese persiste ancora oggi in diversi ambiti. Nell’architettura, ad esempio, attraverso la connessione tra interni ed esterni dell’edificio, il legame tra spazio abitativo e natura che quasi si fondono. Nella cinematografia, con Akira Kurosawa che influenzò numerosi registi occidentali tra cui Sergio Leone e George Lucas, il regista di Guerre Stellari, il quale prese ispirazione da un’armatura da combattimento giapponese per rappresentare l’abito di Dart Fener. Infine gli anime, i famosi cartoni giapponesi come Capitan Harlock, Dragon Ball e Doraemon, i quali hanno conquistato generazioni di bambini e adulti.