Ad aprire la Rassegna Grandi Autori nell’ultima giornata di Passaggi Festival è stato il musicista e compositore Giovanni Allevi che ha presentato il suo libro Revoluzione edito da Solferino. A conversare con l’autore c’era Massimo Sideri del Corriere della Sera. Davanti ad un pubblico coinvolto ed entusiasta, Allevi ha toccato molteplici tematiche. A fine incontro il compositore ha coinvolto la piazza gremita nell’esecuzione di un canto gregoriano.
Revoluzione
Giovanni Allevi è “un genio poliedrico”, così lo definisce Sideri ad inizio incontro ed andando avanti chi già non lo sapesse se ne rende conto. Il titolo del libro Revoluzione viene presentato come un titolo “Darwiniano”: la musica è, infatti, secondo Allevi, evoluzione ed innovazione:
“La musica è sempre stato un conflitto continuo tra chi voleva difendere lo status quo e chi voleva cambiare. Indubbiamente, però, l’innovazione richiede più coraggio”.
Si tratta di un libro autobiografico: “Il manuale di un innovatore” viene definito sul palco.
La disubbidienza pacifica.
“Ma cosa significa esattamente essere un innovatore? Si tratta dell’ebrezza di uscire fuori dai binari prestabiliti…che è meraviglioso ma al tempo stesso può essere percepito come insufficiente”: Allevi ammette di essere ancora in conflitto rispetto a come comportarsi nei confronti dei grandi del passato. In ogni caso andare oltre, superare lo status quo per intraprendere la via del cambiamento sembra essere la strada più seducente per il compositore. Essere anticonformisti può essere spaventoso ma anche una liberazione: questo emerge dalle parole di Allevi che ammette di aver avuto la dimostrazione di ciò durante il lockdown:
“Viviamo in un mondo estremamente conformista ma durante la quarantena, pur nella drammaticità dell’esperienza, siamo andati oltre la normalità, siamo diventati in qualche modo straordinari. Io sono ossessionato dall’opinione degli altri ma in questo periodo ho sentito che potevo essere veramente me stesso è stato un sollievo!”
Ogni rivoluzione parte dal vuoto
E proprio durante la quarantena nasce la figura chiave del libro di Allevi: Maddalena è la vera protagonista dell’opera. Si tratta di una voce che parla ad Allevi e gli suggerisce da dove ripartire: il vuoto è la chiave. “In realtà si tratta di una pianta della quale si è preso cura durante il lockdown”: il libro è la raccolta di questi dialoghi con la pianta . Incredibile anche la scelta del nome di questa sua protagonista: inizialmente causale, ma dopo aver completato la stesura del libro, Allevi si è reso conto che stavano rifiorendo gli studi su Maria Maddalena, per questo motivo l’opera inizia con una frase sul vangelo agnostico di Maria Maddalena. ecco che questa incredibile figura femminile, simbolo di rinascita e riscatto, confida ad compositore il suo segreto: ogni rivoluzione parte dal vuoto. Maddalena era, infatti, una pianta arida, secca che del vuoto si è nutrita e che dal vuoto ha ricominciato.
Musica ed Intelligenza artificiale
Un altro tema trattato sul palco è quello dell’intelligenza artificiale e di come essa stia in qualche modo tentando di cambiare la musica. Allevi racconta un aneddoto sull’incompiuta di Schubert. “Schubert era giovane quando ha scritto l’incompiuta, il suo problema è stato quello di aver vissuto nel momento di massima esplosione di Beethoven. Confidò ad un amico di aver scritto una sinfonia ma di non volerla finire perchè tanto il genio Beethoven l’avrebbe oscurata”. Il problema di Schubert, secondo Allevi, era semplicemente quello di non essere in linea con il proprio tempo perché già parte di quel mondo romantico che si sarebbe imposto successivamente:”Ecco il dramma dell’innovatore!”
Ritornando all’Incompiuta, qualche anno fa Allevi fu invitato a Londra a sentire il completamento della sinfonia generato da un’intelligenza artificiale. Il terzo e quarto movimento sembrarono al compositore perfetti ma, ascoltando più profondamente, si accorse che a mancare erano proprio quelle meravigliose melodie presenti nei movimenti di Schubert, quelle melodie che erano sopravvissute attraverso i secoli. Allevi aveva trovato quel qualcosa di irriducibile nell’essere umano che un computer non potrà mai creare:
“L’essere umano possiede, a differenza del computer, il senso della morte: ed ecco che l’artista partorisce l’opera come una reazione a questo sgomento nei confronti del senso di caducità. E questo sentimento di rivalsa è proprio dell’arte ma anche della ricerca scientifica.”