Nel 2019 ricorre il cinquantesimo anniversario dell’allunaggio, un evento fondamentale nella storia dell’uomo.
21 luglio 1969, ore 02:56 UTC
Neil Armstrong mette piede sulla Luna e sarà per sempre ricordato come il primo uomo ad averlo fatto nella storia.
Apollo 11 è la prima missione spaziale ad aver accompagnato degli uomini sulla Luna e questi erano gli statunitensi Neil Armstrong, appunto, e Buzz Aldrin.
L’allunaggio è avvenuto sei ore prima del contatto tra il piede dell’uomo e il suolo lunare, precisamente il 20 luglio 1969 alle ore 20:17:40 UTC.
«That’s one small step for [a] man, but [a] giant leap for mankind.» sono le emozionanti parole dette da Armstrong in quel prezioso momento, parole che rimarranno impresse nella mente di tutti quei bambini che stavano seduti sul divano sulle gambe dei propri genitori ad aspettare trepidanti che la storia dell’umanità cambiasse per sempre.
Il piede di Aldrin si posò sulla Luna 19 minuti dopo quello di Armstrong ed entrambi trascorsero all’incirca due ore e un quarto sul satellite naturale della Terra e, durante questo tempo, raccolsero 21,5 kg di materiale da riportare.
La missione terminò il 24 luglio con un ammaraggio nell’Oceano Pacifico.
Durante tutta la durata della missione, Michael Collins rimase nell’orbita lunare mentre gli altri “camminavano” sulla Luna.
Il sogno lunare
Negli anni ’50 e ‘60 gli Stati Uniti d’America combattevano la “guerra fredda” contro l’Unione Sovietica, e fu proprio il paese del socialismo reale, il 4 ottobre 1957, ad inviare il primo satellite artificiale nello spazio, lo Sputnik 1.
Questo grande successo fu poco gradito dalla fazione rivale, che vedeva la Russia dimostrare con spavalderia la propria potenza – e anche la propria pericolosità – in tutto il mondo e ciò comportò la nascita della “corsa allo spazio”: il presidente americano di allora, Dwight Eisenhower, diede inizio al “Programma Mercury” con l’obiettivo di portare l’uomo nell’orbita terrestre.
Ma questo non bastò a fermare la potenza sovietica nel raggiungere il primato della nazione che per prima riuscisse anche a raggiungere fisicamente lo spazio: il sovietico Yuri Gagarin fu il primo essere umano a volare nello spazio e il primo ad orbitare intorno alla Terra, nell’aprile del 1961.
Dopo neanche un mese, fu un americano a compiere un volo suborbitale, Alan Shepard, ma il primato russo non era stato ancora digerito dall’America.
Ora, il presidente degli Stati Uniti d’America era John Kennedy, il quale temeva che agli occhi delle Nazioni Unite e del mondo intero l’America apparisse inferiore agli altri Paesi, e soprattutto della Russia.
Considerando che l’Unione Sovietica vantasse i migliori missili, si apriva agli occhi dell’America un percorso faticoso per raggiungere il livello di questa e, ovviamente, per superarlo.
L’America sogna l’allunaggio
Così Kennedy affermò, il 25 maggio 1961:
Credo che questa nazione si debba impegnare a conquistare l’obiettivo, prima della fine del decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di farlo tornare sano e salvo sulla Terra. Nessun progetto spaziale di questo periodo sarà più impressionante per il genere umano, o più importante per l’esplorazione spaziale; […]
Proponiamo di accelerare lo sviluppo del veicolo lunare appropriato. Proponiamo di sviluppare alternativamente dei booster con carburante solido e liquido, molto più grandi di quelli attualmente in sviluppo, finché non sarà certo quale sarà il migliore.
Proponiamo fondi aggiuntivi per lo sviluppo di altri motori e per esplorazioni senza equipaggio che sono particolarmente importanti per uno scopo che questa nazione non trascurerà mai: la sopravvivenza dell’uomo che per primo farà questo audace volo.>>
Inoltre, secondo Kennedy non sarebbe stato solo un uomo a raggiungere la Luna, bensì l’intera nazione. Il suo programma con questo obiettivo aveva il nome di “Programma Apollo” e, dopo varie prove mal riuscite, l’Apollo 11 raggiunse finalmente la Luna.
Scelte formali prima del lancio
Poiché all’equipaggio delle missioni Apollo precedenti venne data la libertà di nominare a proprio piacimento le navicelle utilizzate, e per Apollo 10 si optò per Charlie Brown e Snoopy, si preferì riservare per Apollo 11 dei nomi più seri, come se la causa del fallimento fossero stati i nomi troppo scherzosi.
Così, si diede al modulo di comando il nome Columbia, da Columbiad, il grande cannone che sparava la navicella verso la Luna nel romanzo di Jules Verne, “Dalla Terra alla Luna”; invece il Modulo Lunare Apollo (LEM) venne chiamato Eagle, l’uccello simbolo degli Stati Uniti d’America.
Inoltre si scelse di usare il numero arabo “11” anziché il numero romano “XI” per evitare che alcune nazioni non lo comprendessero.
Sito di allunaggio
Inizialmente la NASA annunciò di aver trovato cinque possibili siti di allunaggio, dopo anni di studi sulle fotografie ad alta risoluzione della superficie lunare acquisite dalle sonde inviate.
Infatti, nemmeno i migliori telescopi riuscivano a permettere una buona osservazione della superficie lunare.
Così, la selezione del migliore sito di allunaggio si basava sui seguenti criteri:
– era necessario usare un sito pianeggiante e con pochi crateri;
– importante avere un percorso libero da ostacoli per evitare errori da parte del radar di atterraggio;
– considerare i possibili ritardi nel conto alla rovescia del lancio;
– calcolare una traiettoria di ritorno libero per la navicella;
– godere di una buona visibilità per l’atterraggio;
– raggiungere l’obiettivo con minor propellente possibile.
Attenzione mondiale
Riguardo al primo passo da compiere sulla Luna, alla prima conferenza stampa venne chiesto: “Chi di voi signori sarà il primo uomo a mettere piede sulla superficie lunare?”, ma ancora nessuno lo sapeva, o perlomeno così risposero.
Si stima che circa un milione di spettatori abbiano assistito al lancio dell’Apollo 11, riempiendo le strade e le spiagge vicine al sito di lancio. Vi erano inoltre 19 governatori statali, 40 sindaci, 60 ambasciatori e 200 membri del congresso, 3500 circa media (dei quali due terzi appartenente agli Stati Uniti e i restanti ad altri 55 Paesi).
Il lancio venne trasmesso in diretta tv in 33 Paesi e si stima che 25 milioni di spettatori fossero solo quelli degli Stati Uniti e milioni di persone ascoltarono l’evento via radio.
Tutto pronto per partire
Alle 12:52:00 UTC del 20 luglio, Aldrin e Armstrong entrarono nel modulo lunare Eagle e si preparano per la discesa verso la Luna e così, alle 17:44:00, Eagle si separò dal modulo di comando Columbia.
Armstrong esclamò fiero: “The Eagle has wings”, cioè “L’Aquila ha le ali!”.
Ad un certo punto ci furono dei segnali di allarme da parte del computer di navigazione, indicati dai codici 1202 e 1201, facenti parte della sezione “Executive alarm”, ma fortunatamente si rivelò tutto un falso allarme. Gli astronauti non correvano alcun pericolo.
L’allunaggio: il grande sogno di Kennedy
Una volta sulla superficie del satellite, disposero le attrezzature necessarie per installare l’Early Apollo Scientific Experimenti Package e issarono la bandiera americana.
Dopodiché studiarono il sito dell’allunaggio, fecero fotografie e raccolsero dei campioni di roccia. Armstrong posò un campione di roccia in una busta che poi conservò nella tasca della sua tuta spaziale.
Fu così che tantissime persone poterono vedere in diretta le immagini delle impronte umane sulla Luna, simbolo del grande passo compiuto dall’umanità.
Quel giorno, non solo venne realizzato il grande sogno di Kennedy di vedere un uomo americano sulla Luna prima della fine degli anni ’60, ma quel giorno si capì che il test di Apollo 11 funzionava e che quindi esso potesse essere l’iniziatore per tutte le missioni successive!
Ritorno sulla Terra
Dopo aver dormito e riposato, si prepararono a tornare sulla Terra, portando con loro non solo reperti lunari e fotografie, ma anche tanta soddisfazione e la consapevolezza di aver compiuto un’opera importantissima per tutti, destinata ad essere ricordata per sempre di genenerazione in generazione: sapevano che per il mondo loro non sarebbero mai morti.
Atterrarono sulla Terra poco prima dell’Alba, alle 16:51 UTC nell’Oceano Pacifico, impattando violentemente con l’acqua e finendo a testa in giù per ben 10 minuti, per poi tornare nella posizione naturale grazie ai galleggianti:
“Va tutto bene, la nostra lista di controllo è completa, aspettiamo i nuotatori“, fu l’ultima trasmissione ufficiale di Armstrong dal Columbia.
Inutile descrivere i grandi festeggiamenti di cui godettero i tre astronauti al loro ritorno dall’allunaggio; festeggiamenti ai quali parteciparono sei milioni di persone, e che furono solamente l’inizio di un gigantesco tour mondiale di 38 giorni al quale parteciparono i tre eroi in 22 paesi al di fuori dell’America.
Ancora oggi questo grande evento affascina grandi e piccini e quella data, il 21 luglio 1969, è rimasta impressa a tutti, anche a coloro che ancora non erano nati o che erano troppo piccoli per aver vissuto in diretta questo avvenimento, perché non importa quale anno sia oggi: ogni volta che si rivedono quelle immagini è il 21 luglio 1969 per tutti.