Cina e cultura. In questi giorni di dibattito in Italia sulle misure da adottare per un sicuro e graduale rientro ad una vita quotidiana post-Covid19, i principali discorsi che dividono opinione pubblica e politica sono essenzialmente due: quando si potranno riaprire i negozi, le aziende e i luoghi di interesse come musei e biblioteche e il ruolo che d’ora in avanti avrà la tecnologia nelle nostre vite, insieme alle varie implicazioni in termini di privacy, legate al suo utilizzo.
Nel nostro paese, numerosi musei e mostre d’arte, con qualche difficoltà, si sono adattate all’emergenza, utilizzando risorse tecnologiche d’avanguardia, per creare spazi virtuali dedicati ai visitatori online. La mancanza di introiti generati da un’utenza fisica tuttavia, mette a dura prova sia le grandi sia le piccole entità, che con molta probabilità dovranno aspettare ancora un paio di settimane prima di poter riaprire e che in ogni caso dovranno adottare misure che garantiscano la sicurezza e la salute dei cittadini.
Cina e cultura al tempo del Covid-19
Un paese che ha dovuto adottare prima di noi delle misure legate alla convivenza con il virus, è stata la Cina. Alla fine di gennaio il governo centrale è stato costretto a chiudere tutti i musei e i luoghi di interesse del paese, adottando tuttavia fin da subito alcune misure per tutelare le attività culturali e spingere l’innovazione attraverso le nuove tecnologie di realtà virtuale ed esperienza di gioco.
Oggi assistiamo in Cina a una lenta riapertura di queste istituzioni culturali, simbolo del ritorno ad una normalità, contraddistinta, però, da rigide misure di controllo sociale e regole severe, in cui la stessa tecnologia svolge un ruolo vitale, per evitare una nuova propagazione del virus.
Le mosse del governo cinese in realtà vanno ricercate nella tradizione antica, dove la cultura svolgeva un ruolo fondamentale e il collettivismo e l’armonia erano allora e sono ancora oggi, dei concetti da preservare, a discapito a volte della trasparenza e della privacy.
È interessante vedere come un paese così lontano e diverso dal nostro, si stia muovendo o si è mosso in passato, per aprire spunti di riflessione che vadano oltre il pregiudizio. Nonostante le distanze e le politiche per certi versi contrastanti, Cina e Italia sono accomunate da un amore profondo per la cultura, la quale ha caratterizzato la storia di entrambe i paesi, e che oggi come non mai, si trova in pericolo, di fronte a un nemico che non conosce la bellezza di un’opera d’arte.
L’importanza della cultura in Cina
In Cina, la cultura 文化 (wenhua), è ciò che distingueva i membri della civiltà cinese dai barbari che minacciavano i suoi confini. Ben prima della Grande Muraglia che delineò al tempo un concetto di confine fisico, la cultura costituiva un confine mobile; sentirsi cinese (ossia appartenere alla gloriosa civiltà) era una questione meramente culturale.
In epoca imperiale, lo studio dell’arte e della letteratura erano così importanti, da essere l’unico sistema per accedere al potere. Gli aspiranti mandarini (funzionari-letterati), dovevano passare un esame scritto alquanto difficile e costoso, una sorta di concorso pubblico per eleggere, non il miglior amministratore, ma il più preparato in ambito culturale.
Anche un’ideologia proveniente dall’esterno, come il comunismo, è dovuta scendere a patti con alcuni aspetti della tradizione confuciana, insiti nel cuore del popolo cinese, e che ancora oggi determinano un aspetto culturale molto importante. Una società collettiva, basata sul sacrificio dell’individuo per il beneficio del gruppo, è alla base degli insegnamenti di Confucio, come il rispetto di qualunque autorità, familiare o statale che sia. Tutto ciò contribuisce a generare un’armonia e una pace tra gli uomini che va preservata, affinché non avvengano rivolte che mettano in pericolo l’esistenza dell’autorità stessa.
“Se c’è rettitudine di cuore, ci sarà bellezza di carattere. Se c’è bellezza di carattere, ci sarà armonia nella casa”. (Confucio)
Cina e cultura dell’innovazione per superare la crisi
Il 24 Gennaio, in seguito allo scoppio dell’epidemia da Covid-19, la Cina ha deciso di annullare i concerti, le mostre e chiudere i maggiori musei del paese, seguiti poi da altre istituzioni culturali, come i templi, i teatri e persino un segmento della Grande Muraglia, vicino alla capitale Pechino.
Consapevole della storica importanza che la cultura rappresenta nella società, il governo cinese, attraverso l’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali, ha immediatamente annunciato il lancio di una piattaforma online che racchiudesse tutti i musei del paese, presentandosi come una mappa interattiva.
Questa iniziativa ha avuto un enorme successo, sia per quanto riguarda gli utenti, che hanno potuto usufruire di un servizio online rimanendo in casa, sia per quanto riguarda le stesse istituzioni culturali che hanno potuto sviluppare una fitta rete di collaborazioni e scambi, che ha generato, a sua volta, un boom di mostre e iniziative online.
Ad inizio Febbraio, è stata anche organizzata un’asta d’arte online (la prima di tante), a cura di alcuni musei, istituzioni culturali e organizzazioni di eventi, il cui ricavato è stato devoluto completamente in beneficienza per l’acquisto di materiale medico per gli ospedali.
In seguito i musei, già da tempo visitabili attraverso i maggiori social media cinesi (WeChat, WeiBo, Douyin, Taobao ), hanno rafforzato la loro presenza online, organizzando mostre virtuali, concerti in “live streaming” e video-lezioni, utilizzando nuove tecnologie come le animazioni, i giochi, esperienze di realtà virtuale e realtà aumentata, per coinvolgere maggiormente gli utenti.
Secondo i dati raccolti da Jing Travel (www.jingtravel.com), un’agenzia esperta di turismo culturale in Cina, tra il 24 Gennaio e l’8 Febbraio, milletrecento musei hanno organizzato più di duemila mostre online. I casi emblematici sono quelli dei nove musei che hanno organizzato il loro tour in “cloud” su Douyin (TikTok) e altri 8 musei il 23 Febbraio su Taobao Live; questi ultimi, in particolare, hanno accolto sulla piattaforma tre milioni di visitatori durante il proprio “live streaming”.
L’idea del museo di arte contemporanea UCCA a Pechino, di organizzare un concerto con alcuni artisti cinesi come Feng Mengbo e il compositore giapponese Ryuichi Sakamoto, su una piattaforma streaming anticonvenzionale come Kuaishou (un social network per la condivisione di videoclip, utilizzato soprattutto da utenti provenienti da realtà rurali), è stata davvero un successo, attirando al suo interno, come riportato dal sito Judith Benhamou-Huet Reports (www.judithbenhamouhuet.com/how-museums-are-responding-to-the-crisis-2-the-reactions-of-directors-from-beijing-to-paris/), quattro milioni di utenti.
Il segreto di questo risultato è stato quello di aver unito, in questo momento difficile, milioni e milioni di persone appartenenti ad ogni classe sociale, attraverso il connubio di arte, tecnologia e innovazione. In mezzo a tutte queste mostre ed esibizioni, c’è spazio anche per l’Italia, grazie all’iniziativa del Museo del Sichuan, che ha mostrato al pubblico, centotrentaquattro reperti provenienti dal Parco Archeologico di Paestum, splendido esempio della presenza greca nel nostro paese.
Analizzando ancora una volta i dati di Jing Travel, i numeri sono veramente incredibili, in cinquanta giorni circa di chiusura dei musei in Cina, le mostre online hanno totalizzato più di cinque miliardi di visualizzazioni, inoltre i visitatori di età compresa tra i 26 e i 35 anni sono stati ben il quaranta per cento.
Cina, ripresa lenta e ‘controllata’
Nei primi giorni di Marzo, con il calo dei contagi, la situazione sta lentamente tornando alla normalità. Tra il 10 e il 15 Marzo più di trecento musei hanno riaperto le proprie sale al pubblico, con delle severe restrizioni.
Il museo di arte contemporanea “Power Station of Art” (PSA) di Shanghai, che ospita anche la più conosciuta Biennale, ad esempio, deve rispettare dei protocolli di disinfestazione quotidiana, come ha spiegato una portavoce del museo in un’intervista dell’Art Newspaper.
Il museo ha inoltre predisposto delle aree di quarantena temporanea in ogni piano e dei rilevatori di temperatura. I visitatori, per accedere a qualunque museo, dovranno mostrare la propria carta d’identità e il “codice sanitario” obbligatorio per legge, attraverso cui si avrà accesso alle informazioni sugli spostamenti e sullo stato di salute.
Questo codice, sottoforma di QR code scansionabile, si ottiene attraverso App come WeChat e Alipay (qui per approfondimenti). L’accesso ai musei inoltre, deve avvenire per prenotazione (a numero limitato), attraverso WeChat, mentre gli utenti all’interno della struttura sono costretti a rispettare una distanza di un metro e mezzo gli uni dagli altri e portare le mascherine.
In contemporanea con i musei, stanno riaprendo anche altri luoghi di interesse. A fine Marzo, ad esempio, una parte della Grande Muraglia a 80 chilometri da Pechino, è stata riaperta al pubblico (non più di diciannovemila e cinquecento persone), con le stesse restrizioni adottate dai musei, così come il mausoleo dell’Imperatore Qin Shi Huang (nella città di Xi’an), dove l’accesso giornaliero sarà garantito ad un massimo di ottomila visitatori, che ovviamente dovranno prenotarsi e fare a meno di guide fisiche e gruppi turistici.
Tecnologie per innovare e controllare in nome dell’ “armonia”
La Cina, in conclusione ha affrontato e sta affrontando l’epidemia da Covid-19 attraverso la tecnologia, un mezzo che può essere usato per innovare ma anche per controllare e garantire così quell’ “armonia” che, come abbiamo visto, è alla base della sua cultura.
L’innovazione sta cambiando il modo con cui i cinesi si rapportano alla cultura e all’arte. Tutto gira intorno all’esperienza e alla condivisione collettiva, di cui essi oggi sono maestri. Il successo ottenuto durante l’emergenza potrebbe spingere i musei cinesi ad investire sempre di più sul mondo dei social network e anche spronare altri musei, come quelli italiani, a seguire il loro esempio.
Questo sistema in Italia, permetterebbe a chiunque di poter visitare musei, gallerie d’arte ed assistere a concerti, rimanendo sul divano di casa. Fino a che punto però l’esperienza di realtà virtuale potrà essere considerata pari o addirittura superare quella reale?
Alla luce dei nuovi dibattiti sulla tecnologia in Italia, guardando l’esempio della Cina, quanto potrebbe essere valido e accettato questo sistema di controllo, in un paese come il nostro, dove temi come privacy e libertà d’opinione sono alla base della nostra cultura? (per ulteriori approfondimenti: www.theguardian.com/world/2020/mar/09/the-new-normal-chinas-excessive-coronavirus-public-monitoring-could-be-here-to-stay).
Cina, consigli di lettura
– Maurizio Scarpari, Il confucianesimo: I fondamenti e i testi, Einaudi, 2010
– Maurizio Scarpari, Ritorno a Confucio: la Cina di oggi fra tradizione e mercato, Il mulino, 2015
– Alessandra C. Lavagnino – Silvia Pozzi, Cultura cinese: segno, scrittura e civiltà, Einaudi, 2013
– Duncan Clark, Alibaba: la storia di Jack Ma e dell’azienda che ha cambiato l’economia globale,
Hoepli, 2017
– Giada Mesetti, Nella testa del dragone: Identità e ambizioni della nuova Cina, Mondadori, 2020
– Federico Rampini, Il secolo cinese, Mondadori, 2005