Venerdì 29 giugno i primi ospiti della rassegna Grandi Autori sono stati Nando Dalla Chiesa e Moni Ovadia che hanno conversato con la giornalista della Repubblica Simonetta Fiori. Il primo è scrittore, sociologo, politico, professore di Sociologia della criminalità organizzata presso l’Università degli Studi di Milano e il Presidente del Comitato Scientifico di Passaggi Festival; il secondo è uno degli artisti italiani più importanti, attore, cantate e musicista. L’incontro si è aperto con la lettura da parte di Moni Ovadia di una parte della lettera agli studenti che chiude il libro di Nando Dalla Chiesa “Per fortuna faccio il prof. Lettera d’amore agli studenti e alle loro inesauribili energie”.
Simonetta Fiori ha fatto notare come il libro sia in parte un’autobiografia (l’autore racconta il suo ritorno all’insegnamento dopo un periodo di lotta politica diretta) e come sia presente anche un aspetto di storia collettiva. Moni Ovadia si ritrova nei pensieri e nelle parole del professore Dalla Chiesa. Anche lui ha vissuto un’esperienza di confronto con un’altra generazione durante la quale è riuscito ad imparare e insegnare simultaneamente: si tratta dell’allestimento di uno spettacolo con studenti universitari a Siracusa.
Insegnare ciò che si ha vissuto e compreso
Nando Dalla Chiesa ha creato la disciplina di Sociologia della criminalità organizzata ed è stato uno dei primi a parlare di mafia nelle università. Dopo aver per anni notato l’ignoranza di molti giovani, di politici e a volte anche di magistrati nei confronti di questo argomento, ha sentito il dovere, data la sua esperienza e la sua carriera (“Insegnare è consegnare, dare qualcosa agli altri di ciò che hai vissuto e capito”), di offrire tale insegnamento agli studenti e al Paese stesso. È inconcepibile non avere conoscenze in questo ambito se si vive, si studia e si lavora in uno Stato che è sempre stato influenzato dalla mafia.
L’importanza dell’insegnamento
Entrambi gli ospiti hanno insistito sull’importanza dell’insegnamento. Secondo Nando Dalla Chiesa investendo su certe materie è possibile fare salti di conoscenza e consapevolezza. Moni Ovadia ha aggiunto che un buon governo dovrebbe investire nella cultura e nel sapere, dai quali poi deriveranno floridità sociale ed economia. Dalla Chiesa ha proposto ai suoi studenti un nuovo modo di insegnare: l’università itinerante. Consiste nel portare i ragazzi direttamente nei luoghi della criminalità organizzata e di fare lezione sul posto. Questa esperienza ha un forte valore didattico basato sui sentimenti e sulle condizioni emotive, che spesso possono insegnare e aiutare a ragionare molto di più rispetto a una classica lezione in università. Viaggiando insieme anche l’insegnate ha la possibilità di imparare con i propri studenti, attraverso i luoghi che si visitano e i testimoni che si ascoltano, sicuramente “imparare insieme è la migliore forma di insegnare”.
Costituzione, l’identità dell’Italia
Moni Ovadia ha discusso anche sull’importanza della Costituzione italiana e del suo insegnamento. La Costituzione è l’identità dell’Italia, ma in pochi lo sanno (soprattutto tra i politici). Essa è l’unica sovrana nel nostro Paese (come è scritto nell’articolo 1). È stato fatto un grande errore quando si è accettato che l’insegnamento della Costituzione fosse rimosso: in questo modo si cresce senza conoscere le lotte e le battaglie che hanno portato alla sua creazione, si dà spazio alla corruzione e al libero arbitrio. È stato depotenziato il sapere per poter dominare il Paese attraverso la demagogia e le televisioni, si è data la possibilità alla malavita organizzata di devastare l’Italia intera. Inoltre negli ultimi anni si pensa sempre a sostituire un sapere critico con quello tecnico, trasformando i cittadini in sudditi e non in protagonisti. Secondo Moni Ovadia la nostra non è una democrazia, la democrazia è partecipazione e conoscenza di ciò che si dice. Per conoscere e comprendere il mondo in cui si vive è necessario il sapere critico.
Il ruolo dei ragazzi nella ricerca di giustizia
l’incontro si è concluso con la lettura, sempre di Moni Ovadia, della parte finale della lettera agli studenti. Qui Nando Dalla Chiesa ringrazia i propri ragazzi per aver reso onore alla figura di suo padre, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il professore crede che lo Stato non sappia veramente rendere giustizia alle persone che lo hanno servito. Organizza manifestazioni e cerimonie, ma non riesce a prendere alla radice il tema da affrontare per arrivare alla giustizia. I ragazzi gli hanno dato la speranza che un giorno ci sarà uno Stato che cercherà veramente giustizia e dignità chiudendo ogni suo rapporto con la mafia.
L’intero tema su cui si è sviluppato l’incontro è stato riassunto dalle parole finali di Nando Dalla Chiesa: “La storia la fa il pensiero. Una politica senza pensiero non può fare la storia. Un insegnamento con il pensiero può fare la storia”.