Non è un periodo facile per i libri: alla lettura, che alla fin fine è un grande e meraviglioso ‘spreco di tempo’ per riflettere con se stessi, si preferisce l’immediata promozione del proprio ‘io’ attraverso i canali dei social, ben adatti a questo nuovo tipo di marketing.
La lettura – è chiaro – attrae meno l’esibizionista e più il voyeur, e il libro è più clausura che piazza (anche se, talvolta, si è rivelato miccia per piazze facilmente infiammabili). Il nostro Paese legge poco, e sottolinearlo è quasi banale: leggiamo pochi libri e pochi giornali, ma poi tutti pretendiamo di dettare consigli a politici, scienziati, economisti. Ci basta un nulla per diventare esperti in qualsiasi campo: lo studio, in fondo, non serve, un post su facebook è più che sufficiente. È il paradosso della poesia: in Italia tutti scrivono poesie, ma nessuno legge i poeti, come se si potesse essere tutti Leopardi senza aver letto un rigo di Leopardi.
Leggere saggi
La scommessa di Passaggi Festival è una scommessa difficile: portare nella piazza l’oggetto più riottoso, il saggio. Che è sosta, attesa, studio, analisi, confronto. Se possibile, più difficile del romanzo; più ostico perché richiede, imperioso, tutta l’attenzione, e poi il romanzo procede in una direzione: c’è un inizio, c’è una fine. Il saggio no, è un continuo tira e molla, ti fermi a pensare, ti sembra sbagliato, torni indietro, rileggi, prosegui. Ci litighi, col saggio, perché non sei d’accordo con le sue teorie. E non c’è fine: spesso all’ultima pagina c’è una nuova domanda, che prelude a un altro saggio. Ma alla fine, la gioia più grande – una gioia anche egoistica – è che “ne sappiamo di più”, ci sentiamo più forti, più capaci, e facciamo in modo che anche gli altri lo sappiano, e dunque attiviamo la condivisione dei saperi, delle conoscenze, delle opinioni che sulla pagina si sono formate o arricchite (e qui risiede la straordinaria potenza positiva dei social).
Nati lettori
La nostra scommessa è portare a Passaggi non soltanto il lettore forte, quello che già ama il libro, ma il lettore debole o debolissimo, quello che di solito non ama leggere. Con un programma composito, che cerca di parlare a tutti, in modo piano e senza specialismi, che vuole trattare di cucina e di politica, di ambiente e di economia, di diritti e di società e vuole farlo rivolgendosi a ogni fascia di età (non a caso quest’anno ci sarà la rassegna di saggistica per bambini e ragazzi), a ogni persona, che abbia la terza media o il master.
Perché tutti siamo lettori, anche se non abbiamo mai preso in mano un libro, siamo nati lettori, lo siamo geneticamente come esseri umani, perché leggere significa scoprire, e la scoperta, la curiosità, il viaggio ci appartengono, sono la nostra molla evolutiva.
Leggere è umano: ecco quello che ogni anno portiamo in piazza.
Giovanni Belfiori, ideatore e direttore Passaggi Festival