Venerdì 18 giugno, nella cornice del Pincio di Fano, si è aperta la Rassegna “Fuori Passaggi Music&Social” con un’ospite d’eccezione: la cantante Levante, che ha presentato il suo ultimo libro “E questo cuore non mente” edito da Rizzoli. A dialogare con lei, la giornalista del Corriere della Sera Micol Sarfatti.
Una cantante scrittrice
Levante è nota per essere una cantante e giudice di X-Factor, ma è anche una scrittrice. Con “E questo cuore non mente” è giunta al suo terzo romanzo. Ha sottolineato come non sia facile per una cantante scrivere un libro. Abituata alla corsa veloce, si è invece di fronte ad una maratona. Il lavoro di scrittura di questo libro è iniziato a marzo 2020, nelle prime settimane di lockdown pensando fosse un periodo momentaneo. Il perpetrarsi della situazione ha invece bloccato la sua penna, ma la volontà di raccontare questa storia le ha poi permesso di riprendere la produttività. Non è casuale che la scrittura del romanzo abbia coinciso con il periodo del lockdown, perché nel silenzio e nella solitudine ha potuto guardarsi dentro. Dopo anni frenetici pieni di rumore, è riuscita a far riemergere una parte nascosta di sé.
La cura verso se stessi
“A tutti i bambini del mondo.
A quelli che sono guariti e a quelli
che scopriranno di dover guarire”
Questa la dedica con cui si apre il terzo libro di Claudia Lagona, in arte Levante. Subito ci immette nel tema principale che è quello della cura, in particolare verso se stessi. Con un tono ironico fa luce su temi seri come quello della psicoterapia.
Il libro è incentrato sul personaggio di Anita Becci, redattrice in una rivista di moda, che compariva già nel suo primo romanzo “Se non ti vedo non esisti”. Levante sentiva la necessità di riprendere questo personaggio e di approfondirlo, cercando di sviscerarlo attraverso l’esperienza della psicoterapia. Anita non è però il suo alter ego, anzi alcuni aspetti sono lontani dalla cantante. Condivide con lei l’emotività: la perdita di se stessi accompagnata poi dalla risalita.
Il filo conduttore della psicoterapia
La psicoterapia è un argomento cardine del romanzo. La protagonista Anita è infatti in cura dallo psicanalista Ferruccio. Levante afferma l’importanza di questo percorso, confessando che se qualcuno a 17 anni le avesse detto che esisteva un percorso in grado di poterla rendere un’adolescente meno triste di quella che è stata, lo avrebbe intrapreso. Ci hanno pensato le canzoni e i dischi a salvarla, ma non avrebbe detto di no ad un percorso capace di alleggerire la sua mente. Spesso da adolescenti si è concentrati sul corpo, ma anche la mente ha bisogno di essere allenata.
“La palestra della mente è meravigliosa. Quando la scopri capisci quanta energia hai sprecato in situazioni inutili e controproducenti e quanta in realtà ne puoi impegnare in cose più belle ed essere al massimo della tua potenza. Il cervello è un mondo favoloso, che se sai gestire ti aiuta a vivere nella maniera migliore possibile”.
Nessun tempo è perduto
La protagonista Anita si rende conto di aver perso tanto tempo dietro pensieri inutili. Lo psicanalista le dice che però “nessun tempo è perduto”. Quando si chiede cosa la spinge a fare sempre lo stesso errore, l’analisi dello psicanalista Ferruccio le rivela che è dovuto alla bambina che porta in sé.
I bambini che siamo stati ce li portiamo dentro per sempre: sia nati e cresciuti bene, ma anche addolorati, arrabbiati e traumatizzati. Ed è proprio questo lato bambino che portiamo in terapia, non la parte adulta e ormai consapevole dei propri limiti.
A volte qualcuno pensa “sono fatto così”, “è il mio carattere”. Questo però è sbagliato , perché si “è diventati così” e finché non si recupera quell’adolescente-bambino si avranno sempre dei lati irrisolti e arrabbiati.
Levante si ritiene una persona estremamente debole, con diverse fragilità ma che non ha mai temuto di affrontare. Con la musica ha trovato un punto di forza, perché le ha permesso di parlare di queste debolezze. È utile affrontare se stessi e dar voce al proprio dolore, ma non tutti sono d’accordo. C’è chi ad esempio preferisce affidarsi a delle amiche. Il punto è che solo la scienza dà delle risposte. Bisogna anche avere fortuna ad incontrare la figura professionale che più ci capisce ed indirizza.
L’intreccio di musica e letteratura
Levante nelle sue canzoni e nei suoi libri racconta di emozioni. Il linguaggio che utilizza nei due generi è in realtà lo stesso, ma ciò che cambia è che la musica costringe ad essere sintetici nella descrizione di un’emozione. Nel romanzo invece si ha la possibilità di dilungarsi e anche inventare, un aspetto che non le riesce affatto con le canzoni. La particolarità è che a volte ci sono delle frasi nel romanzo che sembrano le sue canzoni, come una specie di autocitazione per divertire il lettore che è anche fan della sua musica.
Nonostante il forte amore per la scrittura, per Levante la musica rimane la sua amata perché non è capace di concepire un mondo senza.
Il suo riferimento musicale per eccellenza è Lucio Dalla. A livello letterario invece ci sono due libri che le hanno cambiato la vita, proprio per il momento in cui li ha letti. A tredici anni in un compito per le vacanze ha letto “Due di Due” di Andrea De Carlo, che le ha aperto un mondo. Un altro libro scoperto più di recente è “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza.
Le città co-protagoniste
Ad accompagnare la protagonista ci sono tante città: Torino, Milano, Roma, Parigi. Levante è nata a Palagonia, in provincia di Catania ma ha vissuto tanti anni a Torino, che definisce “una città magnifica che non si lascia scoprire facilmente, come un bel salotto sul quale non ti puoi sedere”. Con questo libro ha reso omaggio alla città in cui ha vissuto 19 anni. La scrittura del libro ha infatti coinciso con l’abbandono di Torino: la data di consegna del romanzo si è sovrapposta a quella del trasferimento a Milano.
Anche con Roma ha un rapporto particolare. Pur non avendoci mai vissuto, ha un ricordo di un viaggio fatto da piccola con la sua famiglia durante il quale lanciava una monetina nella Fontana di Trevi esprimendo un desiderio, che pur non rivelandoci quale fosse ha assicurato che si è avverato.