Alessandro Baronciani Passaggi Festival 2021

La rassegna “Passaggi tra le Nuvole” ha visto protagonista martedì 22 giugno, il fumettista Alessandro Baronciani, di origini pesaresi. Conversando con il critico di fumetti Alessio Trabacchini, Baronciani ha presentato la sua ultima creazione, il farma-fumetto “Monokerostina”.

Che cos’è un farma-fumetto?

“Monokerostina” non è un semplice fumetto. Innanzitutto si presenta incartato in una tipica carta da farmacia, su cui c’è scritto Farmacia Baronciani. L’idea nasce da una farmacia di Asti che si chiama realmente così: spesso gli arrivano foto di questo luogo dai suoi amici che visitano la città. La carta avvolge una scatola molto simile a quella di un medicinale, su cui vi sono anche delle scritte in Braille. Al suo interno si trova un bugiardino, da leggere “prima dell’utilizzo”. Poi ci sono dodici blister con un numero pasticche via via minore. La storia va letta dalla numero 12 al numero 1, come si consumerebbe una scatola di compresse. Questo fuoriesce dalla logica dei libri, in cui si inizia dal capitolo uno e si procede ad oltranza. A Baronciani piaceva infatti l’idea di darsi un numero di capitoli preimpostati già da subito.

La storia di Anna Lisa

Monokerostina è la storia di Anna Lisa, una ragazza schizofrenica, e del suo accidentato percorso di guarigione, pastiglia per pastiglia. Soffre infatti della Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie. La sua caratteristica è quindi quella di vedere cose che gli altri non vedono, in particolare un unicorno. A Baronciani ha sempre colpito questo aspetto degli schizofrenici: una forte immaginazione che li porta a vedere qualcosa in più degli altri, un po’ come avviene per i creativi. L’espediente narrativo è quindi quello di Anna Lisa che si rivolge al suo psichiatra dicendo che ciò che ricorda è che il suo unicorno ha ucciso una persona. Il medico allora le prescrive un blister di dodici pasticche da assumere, per poi arrivare all’ultima in cui c’è anche una sorpresa: si ricorda esattamente cosa è successo.
Nella narrazione un carattere fondamentale è la disperata necessità di Anna Lisa di un immaginario visionario in cui credere, d’altronde secondo lei gli unicorni esistono perché basta un cavallo con un’escrescenza.
Per quanto riguarda la struttura narrativa, il libro sembra una seduta di psicoanalisi, cioè ci si sposta per condensazioni, lapsus.

Un’idea a colazione

L’idea di un’opera così originale come “Monokerostina è nata assieme agli studenti del corso di fumetti che Baronciani tiene a Macerata. Una mattina, durante una colazione insieme, si è riflettuto sul principio attivo. Parte quindi l’idea di creare una mini storia a fumetti dentro una scatola di farmaci, diversamente dal classico fumetto-rivista. Gli studenti dopo la loro realizzazione personale dovevano anche venderlo in un banchetto, durante una presentazione del loro professore. Questo ha permesso loro di capire che i fumetti servono per far soldi. Il progetto “Monokerostina” è stato infatti finanziato tramite un crowdfunding, in modo da stampare solamente il numero di copie ordinato. Nella serata di presentazione ci sono infatti solo venti copie, a fronte di un numeroso pubblico. Questo serve anche a mette il lettore in un’ottica di estrema importanza del loro ruolo e renderli partecipi come promotori e produttori.

Liberarsi dal giudizio altrui

Quando Baronciani ha creato “Monokerostina aveva in mente un preciso pubblico. Così quando un’insegnante delle medie di Catania gli ha proposto una lezione online con i suoi alunni, non era affatto convinto perché non era quello il pubblico target del fumetto. Alla fine invece si è rivelato un clima molto positivo, in cui i ragazzi facevano domande miratissime, dimostrando di aver letto a fondo il suo fumetto. Hanno infatti notato dei dettagli importanti. Un ragazzo ha inoltre dichiarato di aver apprezzato il fumetto perché la protagonista non è definita. Di solito nei libri ci son personaggi ben caratterizzati, invece in “Monokerostina” la mancata definizione del personaggio si lascia apprezzare da chi, come questo ragazzo, non ha ancora trovato una sua identità. Spesso tendiamo a definire noi stessi in base a ciò che ci dicono gli altri. Lo stesso autore alle scuole medie era considerato uno “sfigato”, ma poi alle superiori ha vissuto un momento di rinascita in cui si è staccato dal pensiero e giudizio altrui. Studiando ad Urbino, dove per metà giornata era lontano da casa, ha conosciuto persone e provato un brivido d’indipendenza fortissimo. Nel libro è contenuto sia il tema del bullismo che della volontà di inclusione.

Un immaginario collettivo

Un creativo che vuole raccontare una storia ha bisogno di avere una base alla quale collegarsi. Stranger Things ad esempio si rifa a I Goonies, oppure Star Wars fa così tanto successo perché c’è già un ampio immaginario comune a riguardo. Baronciani invece costruisce delle storie nuove, frutto della sua immaginazione, quindi diventa difficile avere un pubblico perché significa richiedergli uno sforzo eccessivo per tuffarsi in questa nuova dimensione ed emozionarsi. Se ci sono invece già dei riferimenti conosciuti è più facile creare un legame, un po’ come viene detto nei corsi di comunicazione non verbale e prossemica. Si ricerca il collegamento con una persona che non si conosce e ciò crea una legame che rende più facile ad esempio fargli firmare un contratto.
In realtà l’immaginario è variabile in base alla generazione di appartenenza. In una scena di Toy Story 2 secondo Baronciani si trova una scena metaforica per descrivere il momento di passaggio tra l’immaginario della generazione di suo padre e quello della generazione di suo fratello. Ad un certo punto viene infatti interrotta la serie tv di Woody, che sta per saltare un dirupo con un cavallo, per annunciare l’approdo sulla Luna. Questo descrive il passaggio da un immaginario di conquista del Far West, incarnato da fumetti come Tex, a quello di conquista dello spazio. Da lì in poi ci saranno scrittori come Asimov: lo spazio diventerà una dimensione di evasione.

Ripulire il fumetto

Tra i tanti espedienti narrativi per raccontare una storia, Baronciani ha rinunciato ad alcuni. Ad esempio ha vietato le onomatopee nei suoi fumetti, un po’ come faceva Bonvi che al posto di “Bang!” scriveva “Sparo!”, risultando molto più divertente. Un altro aspetto eliminato sono le didascalie, che rischiano di interrompere una bella tavola di disegno in cui c’è già tutto e non servono parole. Inoltre ci sono tutti dei segnali nei suoi fumetti e lui sta ancora aspettando un lettore che li interpreti e si erga a critico. Per dirne uno, i suoi personaggi hanno orecchie senza buchi perché nel mondo del fumetto non c’è il suono.
Il fumettista Baronciani ha poi concluso l’incontro regalando un vinile ad Alessio Trabacchini. Infatti il suo fumetto “Quando tutto diventò blu” ha avuto l’onore di diventare un vinile, con canzoni ispirate alla sua opera. A volte ci sono progetti così avvitati su se stessi che rischiano di non realizzarsi, ma quando poi accade risulta veramente adrenalinico.

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