La chiesa di San Francesco, il giorno 21 Giugno, è stata inebriata da una novità: questa volta non è stato un saggio ad essere esposto, ma il diario cinematografico dal carattere enciclopedico di Paolo Mereghetti, giornalista e critico del Corriere della Sera, che tramite la conversazione con Flavia Fratello espone il suo ultimo volume “il Mereghetti”.
“Il Mereghetti”: origine e perfezionamento
Nel contesto linguistico associamo la parola “dizionario” ad un oggetto che ci aiuti a comprendere meglio un determinato concetto, ed è ciò che si propone di fare “Il Mereghetti” : l’autore inizia l’incontro chiarendo lo scopo del suo manuale, ossia quello di aiutare il lettore a compiere una scelta consapevole qualora fosse indeciso su quale film guardare. Egli svela inoltre che l’idea nacque negli anni 80, per l’esattezza nel preciso momento storico in cui si verificò l’esplosione delle TV private, dunque era fondamentale una guida per evitare di brancolare tra molteplici titoli televisivi. Inizialmente, spiega Mereghetti, il dizionario era breve, dotato di riassunti altrettanto brevi e quasi sbrigativi, ma con lo scorrere del tempo il tratto compilativo delle schede si è ampliato, dando vita a tanti piccoli saggi. Questa evoluzione è perfettamente individuabile nel percorso forgiato dall’annuale pubblicazione di dizionari: sono state redatte più di venti edizioni, e come precisa Flavia Fratello, non era scontato che anche quest’anno un altro libro si aggiungesse alla collana a causa della pandemia.
L’anatomia del dizionario: perchè leggerlo?
Nel dizionario sono contenute trentamila voci, molteplici film (inizialmente venivano citati solo quelli proiettati al cinema) contenuti in diverse schede in grado di sintetizzarne il contenuto, vengono inseriti piccole curiosità, dando vita a piccoli saggi accompagnati da una visione critica e da un numero di stelle per enfatizzarne il giudizio. Insomma, un lavoro davvero certosino che richiede attenzione, cura, dedizione: egli tiene a precisare che ogni film viene esaminato attentamente e in modo eguale per tutti, dal capolavoro di Star Wars a Gianni Pinotto, la cui produzione viene apostrofata come “brutta” . A primo impatto, trovandoci di fronte ad un’opera così imponente è normale sentirsi leggermente demotivati, soprattutto con l’avvento dei social che comportano un’enorme facilitazione dei mezzi: Flavia Fratello, dotata sempre di grande empatia e perspicacia, pone dunque una lecita domanda: ”Perché consultare questo manuale immenso, se ci basta un click per trovare ciò che cerchiamo?” Visione critica è la parola chiave. Quest’ultima gradualmente sta diventando sempre più rara, e il fatto che qui sia presente conferisce all’opera un valore inestimabile, in quanto permette all’interlocutore di apprendere qualcosa in più, di aprire gli occhi.
Film a cinema o film a casa?
Spostando il focus sulla personalità di Mereghetti, Flavia Fratello pone una domanda provocatoria ad uno dei più grandi critici cinematografici italiani: ”Film al cinema o film a casa?” La risposta dell’autore è intuibile: egli afferma di prediligere la buia sala del cinema alla comoda poltrona casalinga, in quanto le scene e i dettagli si sedimentano maggiormente nel suo animo. Ma spostandoci dal soggettivo all’oggettivo, egli spiega come il maxi schermo sia necessario per lanciare adeguatamente un nuovo film, come nel caso del nuovo film di Verdone, che dopo essere stato bloccato a causa della pandemia, è stato trasmesso per la prima volta su Amazon Prime. Il discorso procede citando il celeberrimo film “Avengers end game” : nessuna piattaforma streaming potrà guadagnare come questo film. E’ necessario il grande schermo.
Le conseguenze della pandemia sul mondo cinematografico
Ognuno di noi durante il lockdown ha impiegato il proprio tempo sostando davanti ad un film: i ritmi alterati e la chiusura dei cinema hanno contribuito ad un cambiamento radicale delle nostre abitudini. E il bagaglio cinematografico ovviamente ne risente. Le piattaforme streaming hanno catturato sempre più pubblico, ma l’esplosione del 2020 è stata frenata da quella del 2021, che ci concede di meditare riguardo ad una ripresa cinematografica simile a quella del 2019. Per il momento, osserva il critico, la produzione cinematografica è scarsa nonostante in quest’ultimo anno siano stati girati diversi film. Diversamente accade in Francia: un milione e mezzo di euro sono stati investiti nei biglietti per spettacoli cinematografici durante le prime settimane di riaperture. A queste affermazioni ribatte la giornalista di la7: “Non è noioso assistere a film nuovi che sono già vecchi?”. In poche parole, perché la maggior parte dei nuovi film sono ambientati nel passato, quindi prima che la pandemia si abbattesse su di noi? L’autore spiega che la gente ricerca disperatamente spensieratezza, Distrazione in questo contesto storico dilaniato dalla crisi sanitaria.
I consigli di Paolo Mereghetti
È inevitabile associare titoli cinematografici tanto imponenti quanto la personalità brillante di Paolo Mereghetti. L’evento si conclude dunque con una domanda personale all’autore:” C’è un regista o film che predilige?” Dalle sue parole traspare subito una conoscenza approfondita e dotta riguardo l’argomento: egli consiglia innanzitutto il film muto “il canto del fiore rosso” , esplicita poi i suoi apprezzamenti al film “un uomo tranquillo”, elogia “Amarcord” di Fellini, ma chiude l’incontro facendo spuntare un sorriso a tutto il pubblico, affermando di avere un debole per la storia d’amore tra Julia Roberts e Hugh Grant narrata nel film “Notting Hill”.