Ieri, sabato 24 giugno, a Passaggi Festival ha presentato il libro Invecchiare al tempo della rete (Einaudi Editore) Massimo Mantellini, autore che si occupa soprattutto di temi legati a cultura digitale, privacy e politica delle reti. L’incontro si è svolto nell’ambito della rassegna Futuro Presente presso la Mediateca Montanari, dove l’autore ha conversato con Fiamma Goretti (esperta di comunicazione e campagne sociali) e Paolo dello Vicario (esperto di performance marketing e AI).
La perdita dello stupore
L’ispirazione per Invecchiare al tempo della rete è nata dalla lettura di un altro saggio: La Vecchiaia di Natalia Ginzburg. Quest’ultimo è parte della raccolta Mai devi domandarmi, formata da una serie di libri incentrati su temi diversi, tra cui quello dell’anzianità. Massimo Mantellini è rimasto colpito da diverse affermazioni della scrittrice, in particolare dalla mancanza di stupore che si acquisisce con l’avanzare dell’età e dall’idea dell’entrata nel “regno della noia”, quello stadio della vita in cui l’anziano annoia se stesso e gli altri. Basandosi anche sulla propria esperienza, l’autore riflette sul concetto di vecchiaia e una domanda gli sorge spontanea: che cosa è cambiato dopo poco più di 50 anni dalla pubblicazione del saggio della Ginzburg? Siamo ora alle prese con la prima generazione che viene definita anziana nell’era digitale, cosa che dunque non ha precedenti. L’idea di Mantellini è quindi quella di indagare l’età anziana in questa nuova epoca e riflettere sulla rivoluzione digitale.
Le difficoltà dell’universo digitale
Oggi come oggi, da parte degli anziani c’è una costante volontà di stare al passo con la tecnologia e un grande desiderio di appartenere a questa era di Internet, ma questo non basta. I loro tentativi di imparare un linguaggio estraneo, memorizzare sequenze di passaggi e capire il funzionamento dei dispositivi vengono visti come buffi e goffi. Sono ridicolizzati e spesso chiamati “boomer”.
Quella degli anziani è una delle categorie che hanno il maggior numero di difficoltà nell’odierno universo digitale, questo perché le tecnologie vengono scritte con codici che non sono fatti per essere compresi da loro. Sono tecnologie create dai giovani per i giovani, ma che, anche se con qualche difficoltà, possono estendersi ai più grandi e rendere in parte migliore la loro vita.
La posizione del vecchio-giovane
Il vecchio-giovane è una figura antropologica, così denominata da Massimo Mantellini, risultato degli ambienti digitali. In precedenza, il passaggio dall’età adulta alla vecchiaia era immediato e non prevedeva stati intermedi, mentre oggi, poiché parte della nostra vita è stata trasferita in rete, si sono creati strumenti che permettono di allungare e dilungare questo passaggio. Come risultato abbiamo persone considerate anziane che usano questi strumenti per sentirsi ancora giovani e parte della rivoluzione digitale. I vecchi-giovani sono spinti dentro questo mondo dominato dai giovani, che ha il loro linguaggio e la loro cultura. Si tratta di spiriti fragili: il tentativo di mostrarsi meno anziani, diversi da ciò che veramente sono, diventa sempre più impegnativo e pressante. Questa è una delle tante forme di finzione che la rete ci permette di avere, un altro lato negativo delle tecnologie: sulle varie piattaforme ci viene data la possibilità di rappresentarci nel modo che più preferiamo. Mentire è semplicissimo.
Il punto d’incontro con gli anziani
Per quanto la rivoluzione digitale si stia lasciando dietro coloro che hanno un’età avanzata, si può sempre trovare il lato positivo. Verso la fine del libro Massimo Mantellini espone il suo con varie ipotesi per il futuro. Viste le continue ricerche e sperimentazioni, ci si renderà conto che la maggior parte delle persone non sono giovani e si proverà dunque ad agevolare gli anziani, accogliendo le loro richieste. I giovani sono numericamente una minoranza, ma nella società di oggi hanno quasi sicuramente più conoscenze del resto della popolazione. Si è creata una situazione paradossale rispetto alle scorse generazioni. Con il loro sapere, i giovani saranno in grado di cambiare l’attuale visione che abbiamo della vecchiaia, rendendola piena e ricca, evitando la perdita dello stupore.